Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, Storia, Mito

Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, Storia, Mito

Una mostra dopo il restauro

Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, Storia, Mito

Presso à Bassano terra posta alle radici dell’Alpi, che separano la Italia dalla Magna hò ordinato il ponte di legname, che segue, sopra la Brenta, fiume uelocissimo, che mette capo in mare uicino a Venetia ... Il fiume nel luogo dove è stato fatto il ponte, è largo cento e ottanta piedi
Andrea Palladio

Per celebrare la conclusione di un restauro durato sette anni del Ponte palladiano, noto anche come "Vecchio", o "degli Alpini", i Musei Civici di Bassano del Grappa hanno allestito la mostra, Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito
La piccola e preziosa esposizione, curata da Barbara Guidi, direttrice del Museo, con Guido Beltramini, Fabrizio Magani e Vincenzo Tiné, ripercorrere attraverso opere e manufatti di varia natura, messi in relazione tra loro, le fasi salienti dell’affascinate storia del Ponte in legno, un singolare monumento oggi noto in tutto il mondo, divenuto simbolo della bella cittadina ai piedi del Monte Grappa e bagnata dal fiume Brenta (Il Ponte di Bassano).
La mostra dedicata al Ponte di Bassano e ad altri manufatti architettonici antichi, è concepita a partire dalla figura del suo ideatore, l'architetto e teorico padovano Andrea Palladio (1508-1580), noto autore delle celebri Ville venete cinquecentesche ma anche, progettista di ponti. Sono ben cinque i modelli proposti nel suo trattato, I Quattro Libri dell’Architettura (1570), opere che costituiscono una specialità rispetto agli scritti teorici degli architetti della sua epoca.  


Andrea Palladio, Pianta, profilo e sezione trasversale del ponte di Bassano, da I Quattro Libri dell’Architettura di Andrea Palladio, Venezia, 1570 

Uno ricco e dettagliato catalogo redatto di immagini e documenti d'epoca (Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito, edizione Musei Civici Bassano del Grappa, Sagep Editori Srl, 2021), accompagna un'esposizione che, dagli antichi ponti romani in pietra studiati nei progetti di Palladio, approda idealmente all'attualità del Ponte Morandi. 


Ponte in pietra di Augusto Cesare a Rimini, modellino in legno da disegno di Andrea Palladio, in I Quattro Libri dell’Architettura (1570), 1980 ca.

La più antica citazione del Ponte risale al 1209. Una cronaca medievale narra che il signore di Bassano, Ezzelino II, fece erigere un ponte tra le due sponde del Brenta, un collegamento che fino allora avveniva attraverso guadi o traghetti.

Nel 1567, il Senato della Serenissima era orientato a sostituire tutti i ponti in legno con altrettanti in pietra. Inizia allora un lungo confronto fra Bassano e Venezia, dibattito che termina con la soluzione del ponte in legno e il conferimento dell'incarico a Palladio. Nell’estate del 1569, l'architetto e il suo collaboratore Battista Marchesi da Bergamo, iniziano i lavori del Ponte bassanese 

Prima della stesura dei Quattro Libri sull'Architettura, a metà Cinquecento circa, Palladio disegnava la struttura di un ponte in pietra e reinventando in chiave classica il Ponte Elio a Roma, scriverà di averlo "coperto tutto di loggie con colonne di bronzo, con statue, e con altri mirabili ornamenti".
In quegli anni, Palladio disegnava, progettava e teorizzava, partecipando al dibattito in corso fra importanti progettisti, come Sansovino, Vignola, Scamozzi e Ammannati che, in un dialogo  a  distanza, ripensavano il Ponte di Rialto a Venezia e quello di Santa Trinita a Firenze, opere che testimoniano la preminenza tra gli architetti del modello classico antico.


Ponte sul Cismon, modellino in legno, da disegno di Andrea Palladio in I Quattro Libri dell’Architettura (1570), 1980 ca.

Un altro precedente di manufatto palladiano, ma questa volta realizzato in legno e poi distrutto dalle acque, il Ponte sul torrente Cismon, esempio unico di ingegneria realizzato senza pali nell'acqua, grazie a un sistema di incastro delle travi che rendeva l'intera e unica campata più forte e salda con l'aggravarsi del carico.

Il Ponte di Cismon, era stato commissionato a Palladio nel 1550 da Giacomo Angaran, titolare del redditizio diritto di transito sul fiume, via principale di collegamento tra il territorio tedesco e Venezia


Realizzato a monte della confluenza della via d’acqua con il Piave, il Ponte Cismon viene riportato nel Terzo Libro dell'architetto, illustrato in pianta e prospetto; quest’ultimo, denudato del tetto ligneo che di certo lo rivestiva per proteggere le ossature dalla pioggia.

Ancorato alle costruzioni sulle due rive del Brenta, il Ponte bassanese è l'unico dei cinque progettati da Palladio con pali nell'acqua, da sempre così illustrato secondo una tradizione consolidata

Il Ponte infatti, presenta cinque campate con quattro pile infisse nel letto del fiume, rinforzate alla base da quattro possenti speroni triangolari, strutture resistenti all’azione dell’acqua. 
A fine Cinquecento, già la prima testimonianza illustrata del manufatto palladiano la restituiscono i fratelli Francesco (1549-1592) e Leandro Dal Ponte (1557-1622), figli di Jacopo Bassano (1510-1592), con una delle più straordinarie Vedute della città a volo d’uccello, frutto di una notevole esperienza di agrimensura sviluppata nella bottega familiare. Dello stesso periodo, la tela Omaggio di un podestà bassanese alla Vergine, dove Leandro pone in lontananza, nello sfondo, il nuovo Ponte. 


Leandro Dal Ponte, Omaggio di un podestà bassanese alla Vergine, 1580-1590 ca., olio su tela, deposito Cariverona presso Musei Civici di Bassano del Grappa

Per il Ponte bassanese, Palladio non concepisce solo una strada sul fiume, ma riferendosi alle forme dell’architettura lapidea, crea un loggiato classico coperto da cui guardare il fiume, con vista a nord sulle montagne e sul colle dove sorge il Castello degli Ezzelini e a sud sulla pianura che si apre verde e assolata in direzione di Venezia.

Più volte distrutto per mano dell’uomo, o per impetuosità della natura, il Ponte di Bassano fu ricostruito innumerevoli volte

Diversi gli interventi alla struttura avvenuti nell’arco di cinque secoli. Il manufatto odierno, è il risultato di sovrascritture sulla iniziale condizione cinquecentesca, più o meno ancora riconoscibile, ma soprattutto, è l’espressione di radicali ricostruzioni che hanno introdotto modifiche tecnologiche e formali grazie all’avanzare della scienza e della tecnica, nonché della volontà di affermare l'identità palladiana da parte della comunità bassanese. 
In particolare, importante quanto accadde dopo il 1748, quando una violenta "brentana", impose la prima ricostruzione del ponte, destinata a protrarsi per anni tra problemi di reperimento fondi, imprevisti di cantiere, varianti del  progetto, scontri tra supervisori inviati da Venezia ed esecutori voluti da Bassano.

Le aspre polemiche sulla ricostruzione del ponte, superano la dimensione locale e coinvolgono architetti, ingegneri, matematici e scienziati di spicco nella Serenissima dell’età dei Lumi

L'architetto,  ingegnere  idraulico, scrittore, antiquario, nonché accreditato studioso di Palladio, Tommaso Temanza prende l'incarico per i lavori che presto lascia, per altre incombenze, a Bartolomeo Ferracina, nominato dal Comune. Spirito dotato, Ferracina introduce una serie di accorgimenti costruttivi e soluzioni tecnologiche molto migliorative. 
Ferracina, concepisce alcuni stratagemmi che gli permettono di ridurre la manodopera: inventa un’apposita Macchina battipalo, montata su zatteroni, dotata di una ruota idraulica a movimentazione di un potente maglio e inoltre, brevetta un secondo macchinario per realizzare la pavimentazione massicciata del ponte.  

Anche la versione settecentesca è destinata a subire una continua serie d’interventi che ne modificano l’aspetto, fino a quando, il 2 novembre del 1813, il Ponte viene dato alle fiamme dal viceré Eugenio de Beauharnais, impegnato nella ritirata dopo la battaglia di Lipsia

A seguito dell’evento, viene costruita una passerella provvisoria e si avvia la raccolta fondi per la ricostruzione che inizierà cinque anni dopo, su progetto e direzione dell’ingegnere Angelo Casarotti di Schio. 
Come da prassi ormai consolidata, la ricostruzione diventa occasione per introdurre miglioramenti tecnologici e costruttivi, ma soprattutto, per ritornare a un’immagine maggiormente aderente alla versione palladiana dei Quattro Libri, Casarotti reintroduce l'elegante balaustra del  loggiato. 

Nell'Ottocento e Novecento, il Ponte di Bassano vedrà ulteriori e ripetuti interventi di manutenzione e restauro, fino a un secondo completo rifacimento avvenuto dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1948, ad opera degli Alpini, dal quale il Ponte prende oggi il nome



Nel racconto della mostra, la figura di Andrea Palladio guida idealmente le tre macrosezioni di Invenzione, Storia e Mito, dove la prima, che apre la mostra, dà conto delle novità introdotte da Palladio nei suoi ponti in pietra, rimasti sogni irrealizzati e in quelli lignei di Cismon sul Grappa e Bassano. 
La sezione della Storia, contestualizza la costruzione del Ponte all’interno del quadro economico, culturale e sociale bassanese, dalla preistoria, alle tante modifiche che lo hanno contraddistinto in nome di un'immagine per cui si son combattute vere e proprie guerre intellettuali e imprenditoriali. 


Antonio Canaletto, Capriccio con edifici palladiani, 1750 ca., olio su tela, 58x82cm., La Pilotta,  Parma

La terza sezione, dedicata al Mito, racconta come i ponti di Palladio, pubblicati nei Quattro Libri dell'Architettura, diventeranno protagonisti di sogni dipinti in “capricciose fantasie” o in lucide Vedute di grandi artisti del Sette e Ottocento. Francesco Algarotti chiederà a Canaletto di fargli vedere il Ponte di Rialto come lo aveva pensato Palladio, ma anche Bellotto, Carlevarijs e Piranesi faranno dei ponti uno dei soggetti privilegiati delle loro vedute. 
Spicca in mostra un dipinto del 1807, opera del giovane Roberto Roberti (1786-1837), figlio del conte Tiberio, formato a Roma presso il grande Canova e avviato dal maestro a diventare il "Canaletto bassanese". 

Il Ponte di Bassano, è diventato Monumento Nazionale nel 2019

La mostra, promossa dall’Amministrazione Comunale di Bassano del Grappa, è frutto della sinergia fra i Musei Civici di Bassano, la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Verona, Rovigo e Vicenza e il Centro Studi Internazionali di Architettura Andrea Palladio di Vicenza.

Il restauro strutturale del Ponte di Bassano è stato coordinato dall’Ufficio tecnico del Comune e realizzato sotto la sorveglianza delle Soprintendenze di Verona, Rovigo e Vicenza.
L’intervento affidato all'impresa INCO s.r.l. (Pergine Valsugana, Trento), con opere strutturali di Claudio Modena e con la consulenza di Giovanni Carbonara, è costato circa sette milioni di euro provenienti da: Comune bassanese, Ministero della cultura, Regione Veneto, Fondazione Cariverona, Associazione Nazionale Alpini e Comitato “Aiutiamo il Ponte di Bassano”.

INFO
Musei Civici di Bassano del Grappa
Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, Storia, Mito
Dal 29 maggio al 10 ottobre 2021