Zeri e il giorno della Laurea ad Honorem

Un'eredità unica al mondo

Non mi piace l'Università italiana. Non si può essere professori a vita. Bisogna sottoporsi a controlli e verifiche che la società e i giovani richiedono. Detesto i concorsi di cui si conosce con largo anticipo il vincitore e i docenti che procurano dei buoni posti alle loro favorite. La mancanza di controllo favorisce la corruzione. Suggerisco che ogni quattro anni si rinnovino i contratti dei professori, su parere della Facoltà e degli studenti
Federico Zeri

L'anello dottorale che porta al dito da pochi minuti, non impedisce a Zeri di pronunciare parole pesanti come pietre, in occasione della Laurea ad Honorem in Lettere Moderne, conferitagli dall'Ateneo di Bologna il 6 febbraio del 1998.
In questo filmato, gentilmente concesso dall'Università di Bologna, uno Zeri anziano e faticato riceve l'ambito diploma pochi mesi prima di morire. 

Zeri veste toga e tocco con scialle di ermellino, accanto a lui l'amica e collega Anna Ottani Cavina, il rettore Fabio Roversi Monaco e Umberto Eco

La parole provocatorie lanciate dal critico davanti a una platea che supera abbondantemente il migliaio di persone, tra le quali il Collegio di facoltà schierato, non provoca brusii di disapprovazione bensì, imprevedibilmente, molti applausi.
Fra il divertito e il serio, dopo le presentazioni di Cavina e Roversi Monaco, interviene anche Umberto Eco che cerca di rallegrare il clima un po' teso, creato fra il corpus accademico. 

Zeri cattivissimo, uomo di una perfidia eccezionale, ma questo è già stato detto … Ieri, nel corso di un'intervista, Federico Zeri sparava a zero sull'Università e scusatemi il gioco di parole. Segno questo del gran cuore e della tolleranza dell'ateneo bolognese disposto ad ammettere anche personaggi così scomodi … Sottoporre anche i professori agli esami? Sono pienamente d'accordo ! 
Umberto Eco

Subito pronto, ecco la risposta di Zeri:

Bhe, anche amando follemente una persona è giusto notare i suoi difetti, non bisogna che l'amore sia cieco

Questa testimonianza della Laurea ad Honorem, documenta un uomo e uno studioso dalla vita ricca di eventi e soprattutto complessa, poco allineata all'iter di molti studiosi italiani della sua generazione.
Zeri era di sicuro un uomo intrattabile, perché incorruttibile fino alla fine, ma sempre capace di humour sottile e intelligente. Bastino le parole intense e dette con il fiato quasi rotto dalla commozione, con cui Zeri chiude il suo discorso:

Nella mia vita non ho ucciso nessuno, forse oggi solo una parte di me stesso, ma di questo non posso parlare !
Federico Zeri

Oltre al testamento scritto e sillabato da lui stesso in una litania surreale e canzonatoria, a beneficio delle telecamere (Federico Zeri Autobiografia), Zeri lasciava un'eredità ricca e molto generosa, convinto che i doni e i talenti che uno possiede vadano restituiti alla comunità.
Nel lascito testamentario, datato 29 settembre 1998, Zeri donava all'Università di Bologna, la villa di Mentana, con annessi territori agricoli e la ricca collezione di epigrafi antiche incastonate nei muri. Era suo desiderio trasformare la casa in un centro culturale d'arte, cosa tutt'oggi non avvenuta.
All'Università, inoltre, Zeri lasciva il suo patrimonio inestimabile di studio, una fototeca di oltre 290.000 fotografie di opere d'arte e monumenti, unica al mondo, suddivisa in importanti sezioni dedicate a Natura morta, Scultura italiana, Archeologia, Architettura, Arti applicate e Miniatura. A corredo delle foto, la Fondazione Zeri ha acquisito anche una biblioteca di 46.000 libri e 37.000 cataloghi d’asta.

Tutto questo materiale, costitutivo della storia professionale di Federico Zeri, è oggi parte della Fondazione e centro studi bolognese a lui dedicato

Le molte opere d'arte conservate nella villa di Mentana, sono rimaste al nipote Eugenio Malgeri, mentre altre, Zeri le aveva già donate ai Musei Vaticani, al Poldi Pezzoli di Milano e all'Accademia Carrara di Bergamo.

INFO
Fondazione Federico Zeri, Università di Bologna