Inside Dalì

Il surreale rinascimento del maestro catalano in una mostra immersiva. Con un omaggio a Dante

 Artista dall'ingegno multiforme, maestro del Surrealismo e icona pop, a Salvador Dalì (Figueres, 1904 - 1989) è dedicata la mostra digitale immersiva alla fiorentina Cattedrale dell'Immagine in Santo Stefano al Ponte. La mostra vuole esplorare l’universo onirico di uno dei maggiori pittori del Ventesimo secolo attraverso proiezioni a ciclo continuo, su una superficie di oltre quattrocento mq, di immagini accompagnate da musica, per un'immersione totale nell'arte e nei tanti linguaggi dell'artista catalano che si cimentò non solo nella pittura ma anche nel design, nella fotografia, nel cinema.
Il progetto, presentato da Crossmedia Group è stato realizzato in stretta collaborazione con la Fondazione Dalì, al fine di costruire un prodotto dai contenuti coerenti con la poetica del maestro catalano, in grado di esaltare, attrverso la tecnologia immersiva, la doppia anima dell'artista, ispirato innovatore del linguaggio pittorico e cinematografico e, nello stesso tempo, appassionato estimatore della tradizione classica e dei protagonisti del Rinascimento.
Fin dagli esordi, le opere di Dalì evidenziano reminiscenze dei grandi maestri italiani: Raffaello, Michelangelo, Cellini, Palladio e Piero della Francesca. La sua riflessione intorno alle opere di questi maestri è ricorrente, ma negli anni Trenta, in particolare, il confronto con la storia e l'arte del passato si approfondisce, determina lo slancio per nuova ricerca il cui fil rouge è proprio il ritorno al classicismo. 

Decisi di partire per l’Italia. […] mentre il mio paese interrogava la morte e la distruzione, io volevo interpellare l’altra sfinge dell’incombente ‘divenire’ europeo, quella del Rinascimento […] In quell’imminente Medioevo volevo essere il primo, data la mia piena comprensione di vita e morte dell’estetica, a poter pronunciare la parola ‘Rinascimento’.  
Salvador Dalì, 1935

I canoni rinascimentali adottati in questo periodo sono palesi, in particolar modo nella scelta iconografica e compositiva. Anche se continua a mantenere la propria visione artistica e il proprio stile unico, con il suo scritto e con le sue opere Dalì conferma che la sua attenzione è rivolta sempre più alla tradizione classica, dichiarando la propria volontà di ricercare la Divina Proportione. Come commenta Chiara Martine Menchetti, autrice del testo in catalogo (ed. Sillabe) "Nonostante il Surrealismo e il Rinascimento abbiano un’ideologia divergente, l’artista spagnolo riesce a farli comunicare in modo armonioso e mai stridente".  

Ad arricchire la mostra Inside Dalì, lo spazio immersivo è preceduto da un’ampia area museale dove il pubblico potrà confrontarsi con il multiforme ingegno di Dalí, venendo a contatto con opere originali e alcune delle produzioni meno conosciute del maestro surrealista. I dischi da lui prodotti, i libri, una campagna pubblicitaria per le ferrovie francesi, e il ciclo delle cento xilografie originali magistralmente ricavate dagli acquerelli eseguiti dal pittore catalano per la Divina Commedia
Nel 1950, infatti, in occasione del settecentenario della nascita di Dante Alighieri. l'Istituto poligrafico dello stato aveva commissionato a Salvador Dalì un ciclo di illustrazioni della Divina Commedia al quale l'artista lavorò per nove anni, producendo cento acquerelli che poi, nel 1960, furono esposti al Musèe Galliera di Parigi.

Poiché mi domandano perché ho ravvivato l’Inferno con colori chiari, rispondo che il romanticismo ha perpetrato l’ignominia di far credere che l’inferno sia nero come le miniere di carbone di Gustave Doré, dove non si vede niente. Ciò è falso. L’Inferno di Dante è rischiarato dal sole e dal miele del Mediterraneo.
Salvador Dalì




Il percorso di Dalí nel poema dantesco intesse un dialogo intimo e personale con l’opera del poeta. Inferno, Purgatorio e Paradiso diventano terreno di cimento per ipotizzare leggi prospettiche estranee alla razionalità umana; lo spazio e il tempo si dilatano per aderire a una dimensione interiore che non è possibile conoscere con gli strumenti della comune logica.

Come in altri suoi lavori di illustrazione, infatti, vedi il suo Alice nel paese delle meraviglie o La vera storia di Lidia di Cadaqués, o ancora il più vecchio lavoro su Lautréamont, Dalí si appropria dell’opera senza preoccuparsi troppo di esservi fedele o di aderire a una tradizione piuttosto che a un’altra. Molti dei suoi temi ricorrenti tornano con facilità sulle tavole dantesche, come gli oggetti molli e liquefatti, gli orizzonti sterminati e deserti, le grucce bifide o le formiche.
Giovanni Ceccanti


Le illustrazioni, soprattutto acquerelli ma anche disegni eseguiti con guazza e sanguigna su carta, furono trasformati in xilografie grazie alla collaborazione dello stesso Dalí con lo stampatore Raymond Jacquet. Per rendere tutta la potenza creativa dell’opera del Maestro di Figueres furono usati 3000 legni e fino a 35 colori per ogni tavola, in un lavoro collettivo della Stamperia Valdonega di Verona, le Cartiere Enrico Magnani di Pescia e le Cartiere francesi di Rives. La pubblicazione in Francia fu eseguita dall’editore Forêt.

L’opera così come era stata inizialmente pensata non vide mai la luce a causa di una polemica sollevata da alcuni settori dell’opinione pubblica italiana contrari al fatto che una simile impresa fosse affidata a un artista straniero.
Nel 1962 fu però l’editore fiorentino Mario Salani a riproporre l’idea, progettando, in sinergia con la casa editrice Arti e Scienza di Roma, un'edizione della Commedia in sei libri, due per ogni cantica, corredati dalle tavole di Dalí e con la supervisione scientifica di Giovanni Nencioni, allora riconosciuto come il più autorevole tra gli studiosi della lingua italiana.

Inside Dalì, Firenze, Cattedrale dell'Immagine, Chiesa di Santo Stefano al Ponte
dal 16 settembre 2021 al 25 aprile 2022