L'era Eike Schmidt agli Uffizi

Rinnovamenti in corso

Il tedesco Eike Schmidt è stato uno dei sette direttori non italiani selezionati nel 2015 alla guida di alcuni dei migliori musei del nostro paese. 
Già allora gli Uffizi era il più visitato museo italiano (nel 2014 vide un milione e 936 mila presenze), ma non esisteva ancora un portale ufficiale indipendente e per avere notizie si doveva cercare sul sito del Polo Museale Fiorentino. Oggi, con la riforma Franceschini che ha concesso maggiore autonomia ai principali musei in Italia, esiste un sito ufficiale delle Gallerie degli Uffizi; “Gallerie” al plurale, perché gli Uffizi assieme al museo di Palazzo Pitti ed ai Giardini di Boboli, sono ora, grazie al lavoro di Schmidt e del suo staff, parte di una unica entità. 

Eike Schmidt prima degli Uffizi
Quando ha lasciato l’America per vivere a Firenze Eike Schmidt veniva da un’esperienza settennale come curatore e capo del dipartimento di scultura, di arti applicate e tessili e del design del Minneapolis Institute of Arts in Minnesota. Prima ancora era stato alla National Gallery of Art in Washington DC  (dal 2001-2006) e al Paul Getty Museum in California (dal 2006-2008). Dopo queste esperienze ritorna in Europa, a Londra, dove per circa un anno tra il 2008 e 2009 lavora come direttore del Dipartimento Europeo di Sculture e Arte per una famosa casa d’aste, ma dagli Stati Uniti viene richiamato a dirigere il Minneapolis Institute of Arts.

Il primo direttore delle Gallerie degli Uffizi non italiano ha portato la sua esperienza pluriennale internazionale con sé e in effetti con Eike Schmidt la musica nel complesso museale fiorentino è cambiata.




“Conoscete qualcuno veramente più rock del nostro Caravaggio?” chiede Eike Schmidt, elegantemente vestito con una cravatta Bob Dylan, in questo video lanciato su youtube nel 2019, quando invitò a visitare gli Uffizi i Tool, Ed Sheeran, The Cure e Eddie Vedder, tutti partecipanti al festival Firenze Rocks 2019. 


Come studente di storia dell’arte all’università di Heidelberg in Germania Eike Schmidt ebbe una borsa di studio per l’Italia e svolse una parte degli studi all’università di Bologna; scrisse la sua tesi di dottorato sulla collezione di sculture in avorio dei Medici che si trovano a Palazzo Pitti. 



Il giovane Eike in gita con gli amici negli anni Novanta.

Molti anni dopo, nel 2013, le sculture in avorio dei Medici diventarono il nucleo intorno al quale ruota la mostra Diafane Passioni che fu curata da Schmidt e che raccoglieva a Palazzo Pitti oltre centocinquanta tesori in avorio di varia provenienza.  Così quando Eike Schmidt è diventato Direttore delle Gallerie degli Uffizi nel 2015 aveva già fatto conoscenza con la sovrintendenza e la gestione del museo. 



Nella foto Marco Curzio che si getta nella voragine, opera di un anonimo Maestro delle Furie, uno dei capolavori inclusi nella mostra Diafane Passioni a Palazzo Pitti nel 2013. La cura della mostra fu di Eike Schmidt, che già negli anni Novanta aveva incentrato proprio sulla  collezione di sculture in avorio dei Medici la sua  tesi di dottorato.



Le Gallerie degli Uffizi, dal 2015 a oggi. 
Quando inizia a svolgere il suo incarico nel 2015 Eike Schmidt si trova a dover gestire una dozzina di realtà museali molto frammentate e non molto coordinate tra loro. Oggi invece le Gallerie degli Uffizi sono un unico grande complesso museale  che comprende l’ex-Galleria degli Uffizi e le sue storiche pertinenze (i.e. Gabinetto Disegni e Stampe e Biblioteca degli Uffizi), i musei di Palazzo Pitti, il Giardino di Boboli, le Scuderie delle Pagliere e il Corridoio Vasariano. Gli ingressi sono stati in continua crescita e prima della pandemia le Gallerie degli Uffizi erano nella top ten mondiale dei musei più visitati con quasi 4,4 milioni di ingressi nel 2019.

Le strategie digitali, gli influencer e i giovanissimi
Il lockdown durante i momenti più duri della pandemia ha stimolato un lavoro incessante svolto dal  nuovo Dipartimento di informatica e Strategie Digitali  creato  da Schmidt. Fin da subito la chiusura forzata è stata vista come un’occasione per sviluppare nuove strategie di comunicazione con il pubblico.
Tra le prime iniziative un format chiamato La mia sala in cui chi lavora al museo, curatori, assistenti museali, e custodi, hanno creato una sorta di visita guidata secondo  personali punti vista e preferenze.  
Questi video racconti (oggi più di 400) nati durante il primo lockdown, sono tutt’ora visibili sul sito delle Gallerie degli Uffizi, e  l’iniziativa continua : ogni lunedì alle 12.30 la raccolta si accresce con un nuovo appuntamento settimanale online.


Uno degli obiettivi che Eike Schmidt si è prefissato è quello di coinvolgere sempre di più le giovani generazioni, compito tuttavia non facile per un museo che ha certamente una collezione come pochi altri al mondo, ma che è pur sempre una collezione non di arte contemporanea.

Le collezioni dei diversi musei sotto la direzione di Eike Schmidt infatti si espandono dall’arte del antica Grecia fino al Risorgimento, passando dal Medioevo, Rinascimento e Barocco  e  conta inoltre la più grande collezione dell’arte fiamminga al di fuori dal Belgio e dall’Olanda, un nucleo importante di arte orientale, di opere africane e sudamericane.


Schmidt ha intuito che per creare nuovi adepti all’arte tra i giovani e i giovanissimi era necessario trovare un modo di avvicinare i rispettivi linguaggi. Così si è riorganizzato e sviluppato il dipartimento didattico, ora  articolato in due aree: una dedicato alla scuola e ai giovani e una per  l’accessibilità e mediazione culturale. Insieme al Dipartimento di strategie digitali hanno elaborato una divulgazione che usa i social media principali per comunicare con i cittadini attraverso la Rete;  oggi le Gallerie degli Uffizi sono su facebook, instagram, youtube, twitter e persino su TikTok  (dal 28 aprile 2020, le Gallerie degli Uffizi  erano tra i primi musei del mondo a lanciarsi su TikTok, oggi è  il terzo museo per numero di followers e in continuo accrescimento). 


Eike Schmidt con Chiara Ferragni  davanti alla primavera di Botticelli

Un’altra iniziativa a supporto di questi obiettivi è stata la decisione di fare accedere gratuitamente i visitatori sotto i 18 anni e di proporre un biglietto ridotto a 2 euro per chi ha tra i 19 -24 anni; ma si è anche deciso anche di invitare dei personaggi ben noti ai giovani e che fanno presa sui loro comportamenti, come Martina Socrate e Chiara Ferragni. E’ stata un’altra intuizione, controversa ma vincente e il risultato è stato immediato: il primo weekend dopo la visita della Ferragni si è visto un incremento di 27 % di un pubblico al di sotto di 25 anni, ma la vera riuscita dell’esperimento è stata che questa tendenza è proseguita nel tempo, anche dopo il coup de theatre iniziale. Infatti durante tutto il 2020 più del 34 % dei visitatori sono stati al di sotto di 25 anni.


I capolavori digitalizzati, le serigrafie e gli NFT 
Gli Uffizi è stato il primo museo al livello mondiale ad avventurarsi con la crypto arte  ai suoi albori. Sempre pronto a confrontarsi con le nuove tecnologie Eike Schmidt  sottoscrive già nel 2016 un accordo con un privato per  riprodurre circa una ventina di  capolavori in NFT: un copia digitale identica all’originale, che con un sistema crittografato brevettato   è impossibile da manomettere e copiare. Il primo capolavoro riprodotto come NFT è stato il Tondo Doni di Michelangelo, venduto a un’asta nel mese di maggio 2021, che ha accresciuto la fama degli Uffizi di museo all’avanguardia e ha portato anche qualche profitto economico.

Nell’autunno 2019 il ministro Franceschini ha confermato Eike Schmidt alla guida delle Gallerie degli Uffizi per altri quattro anni. La modernizzazione continua...