Giorgio Albertazzi e le poesie di Sironi
Ritratto d'autore, 1972
Per la fortunata serie Rai “Ritratto d'autore” (di Franco Simongini, regia Paolo Gazzara, 1972), condotta da Giorgio Albertazzi, in questo estratto della puntata dedicata a Mario Sironi (1885-1961), l'attore e conduttore legge alcune poesie dell'artista.
Le poesie di Sironi, "che pochissimi intimi conoscevano", venivano interpretate da un attore di statura, in grado di coglierne tutta la musicalità e la drammaticità che, senza nessuna enfasi ampollosa, restituiva al grande pubblico della tivù pomeridiana in uno studio animato da giovani studenti.
"Oltre al loro indubbio valore poetico", sottolinea Albertazzi, le poesie di Sironi sono ulteriori chiavi di accesso alla sua pittura, alla sua "tristezza", al suo "pessimismo" e alla sua "virile tragicità" che la caratterizza.
Nella puntata, che contemplava anche un breve ritratto filmato su Sironi, Albertazzi invitava i ragazzi in studio a commentare le poesie facendo così emergere le prime contrarietà ideologiche.
Con loro, era presente anche il critico d'arte Massimo Carrà, figlio del pittore, che qui sottolinea la diversità tra il Sironi avanguardista degli anni Venti e l'artista "retorico" e di regime del decennio successivo (Massimo Carrà, commenta l’opera di Sironi).
L'immagine di un Sironi "dimezzato", come all'epoca presentato da gran parte della critica, creava in Albertazzi un certo disagio e contrarietà qui bel visibili. Dovranno passare ancora un po' di anni prima che l'opera dell'artista venisse riletta in una più appropriata prospettiva storica (Sironi, un pittore "difficile").
La puntata dedicata a Sironi apre con la premessa di un'esclusività più volte ribadita da Albertazzi, "il colpo giornalistico", riguardante la presentazione delle allora inedite poesie dell'artista.E la luce si spenge, l'anima barcolla sotto i colpi duri, ma giro per la vita smarrito e triste.
Visioni, su laghi di smeraldi, immani baluardi di rocce a precipizio, tavole di rupi su bastioni neri …
Mario Sironi
Le poesie di Sironi, "che pochissimi intimi conoscevano", venivano interpretate da un attore di statura, in grado di coglierne tutta la musicalità e la drammaticità che, senza nessuna enfasi ampollosa, restituiva al grande pubblico della tivù pomeridiana in uno studio animato da giovani studenti.
"Oltre al loro indubbio valore poetico", sottolinea Albertazzi, le poesie di Sironi sono ulteriori chiavi di accesso alla sua pittura, alla sua "tristezza", al suo "pessimismo" e alla sua "virile tragicità" che la caratterizza.
Le poesie di Sironi infatti, sono fatte di versi estremamente visivi e di parole molto plastiche che compongono immagini vivide, tipiche di un pittore che fu il "più grande" del Ventennio fascista.Non siamo di fronte ad uno "sfogo paraletterario" dell'artista, ma vere e proprie "composizioni poetiche"
Giorgio Albertazzi
Nella puntata, che contemplava anche un breve ritratto filmato su Sironi, Albertazzi invitava i ragazzi in studio a commentare le poesie facendo così emergere le prime contrarietà ideologiche.
Con loro, era presente anche il critico d'arte Massimo Carrà, figlio del pittore, che qui sottolinea la diversità tra il Sironi avanguardista degli anni Venti e l'artista "retorico" e di regime del decennio successivo (Massimo Carrà, commenta l’opera di Sironi).
L'immagine di un Sironi "dimezzato", come all'epoca presentato da gran parte della critica, creava in Albertazzi un certo disagio e contrarietà qui bel visibili. Dovranno passare ancora un po' di anni prima che l'opera dell'artista venisse riletta in una più appropriata prospettiva storica (Sironi, un pittore "difficile").