Henry Moore in Florence

Henry Moore in Florence

Due opere monumentali in dialogo con il patrimonio storico-artistico

Henry Moore in Florence
Henry Moore (Castleford, 1898 – Perry Green 1986) torna a Firenze. La città rende omaggio al maestro inglese a cinquant’anni di distanza dalla memorabile mostra al Forte Belvedere del 1972, e le grandi esposizioni Henry Moore. Il Disegno dello scultore e Henry Moore in Toscana, entrambe ospitate presso il Museo Novecento nel 2021.
    
Henry Moore in Florence, curata da Sebastiano Barassi, Head of Collections and Programmes della Henry Moore Foundation e da Sergio Risaliti, Direttore del Museo Novecento, presenta due opere monumentali, rintracciate all’interno della grande produzione scultorea di Henry Moore.

Dal 16 settembre 2022 al 31 marzo 2023 Large Interior Form e Family Group saranno esposte rispettivamente in due luoghi simbolo della città: Piazza della Signoria ed eccezionalmente sul Sagrato dell’Abbazia di San Miniato al Monte, in dialogo con il patrimonio storico-artistico di Firenze.

La mostra,  si aggiunge a quelle già realizzate negli anni precedenti che hanno visto l’arte contemporanea dialogare con i grandi monumenti di Piazza della Signoria, come quelle di Jan Fabre e Jeff Koons, Urs Fisher e Francesco Vezzoli. Una linea curatoriale che con coraggio ha cambiato radicalmente il rapporto tra Firenze e il linguaggio moderno, aprendo la strada a un rinnovamento di prospettive e la porta ad altre iniziative di carattere internazionale. La mostra sancisce anche una rinnovata collaborazione con la BIAF - Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze.      

La Fondazione Henry Moore è onorata di portare a Firenze due delle più note opere dello scultore nell’ambito delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario della influente, e da lui amatissima, mostra al Forte Belvedere” dichiara Sebastiano Barassi, Head of Collections & Programmes della Henry Moore Foundation. “Firenze e la Toscana ebbero un ruolo fondamentale per Moore, tanto dal punto di vista artistico che da quello umano. La mostra del 1972 fu l’apogeo del suo amore per la città e per la sua arte, Michelangelo e Masaccio in particolare, e del suo stretto rapporto con il mondo artistico ed intellettuale toscano dell’epoca. Ci auguriamo che per Firenze ritrovare le opere di Moore in luoghi così significativi riaccenderà tra chi la visitò i ricordi della mostra del 1972 e inviterà nuove generazioni ad apprezzare l’arte di uno dei più grandi maestri della scultura moderna”.


Quella tra Henry Moore e l’Italia è una relazione che si consolidò nell’arco dei decenni a partire dalla rivelazione giovanile dei maestri del Rinascimento italiano e dei primitivi toscani, passando per le partecipazioni alle Biennali di Venezia, il Gran Premio Internazionale per la Scultura del ’48, i soggiorni in Versilia dagli anni ’50 e le grandi mostre organizzate a Roma, Spoleto e Firenze negli anni ’60 e ’70, che ne consacrarono la fama agli occhi del pubblico nostrano. 

Il viaggio studio compiuto nel 1925 tra la Francia, l’Italia e la Germania segnò l’inizio di questo lungo rapporto e rappresenterà per Moore una sorta di rivelazione: l’osservazione dal vivo dei capolavori dei maestri toscani del Trecento e del Quattrocento lo accompagneranno a lungo e guideranno la sua formazione artistica insieme allo studio della scultura primitivista ed extraeuropea scoperta al British Museum di Londra, delle avanguardie storiche, di Brancusi e Picasso.      

Nelle due opere Family Group e Large Interior Form ricorrono due soggetti cari all’artista, che furono carattere distintivo di tutta la sua opera: la figura umana e l’esercizio della forma tra pieni e vuoti.
    
Henry Moore iniziò a sviluppare Family Group nel 1934, quando l'architetto Walter Gropius gli chiese di realizzare una scultura per una nuova scuola. L'opera fu completata solo dopo la seconda guerra mondiale, a cavallo tra il 1948-49, quando fu installata presso la Barclay School di Stevenage, in Inghilterra. Fu la prima scultura a grandezza naturale dell’artista ad essere fusa in bronzo. Nel dopoguerra, quando un'ondata di ricostruzione si impadronì della Gran Bretagna, a Moore fu chiesto di realizzare numerose sculture pubbliche.

L’interesse per la figura umana, divenuto centrale in larga parte della sua produzione, fu maturato in seguito ai tragici eventi bellici che avevano sconvolto il mondo, con la volontà di contrastare gli effetti disumanizzanti della guerra.


Family Group - ispirata metaforicamente dalla nascita nel 1946 dell'unica figlia dell'artista, Mary - ritrae un nucleo familiare idealizzato, in cui due adulti si rispecchiano l’uno nell’altro mentre l’infante, perno della composizione, li lega formando un nodo centrale. Oggi questo magnifico gruppo è accolto eccezionalmente in un luogo simbolo di Firenze, il Sagrato dell’Abbazia di San Miniato al Monte, che dall’alto domina la città. 

Pochi anni più tardi, Moore cominciò a lavorare su un altro tema, il contrasto tra il pieno e il vuoto. Con Large Interior Form (1953-54) l’artista indaga a livello formale le relazioni scultoree, presentando una forma entro l'altra. La scultura, infatti, vide la luce come "forma interna" di un’opera più grande, Large Upright Internal/External Form, dello stesso anno. Come faceva spesso, Moore prese una porzione di un'opera esistente e la usò come punto di partenza per sviluppare una nuova idea scultorea. La presenza di grandi forme aperte sottolinea la tridimensionalità organica, suggestione derivatagli da alcuni ciottoli trovati in riva al mare. La torsione e l'asimmetria della forma eretta ricordano il contrapposto della scultura classica, un'eco forse della grande influenza che l'arte rinascimentale ebbe su Moore nel corso della sua carriera. Ed è proprio con la grande tradizione scultorea fiorentina che dialoga, oggi, Large Interior Form, posta in un punto privilegiato di Piazza della Signoria a Firenze.