La gipsoteca Bartolini dell'Accademia di Firenze

Il restauro architettonico e strutturale del museo ottocentesco

Non solo scrigno della scultura michelangiolesca, con i monumentali Prigioni e il celeberrimo David amato in tutto il mondo, la Galleria dell’Accademia di Firenze è testimone di importanti collezioni legate all’arte fiorentina, come la grande raccolta dei gessi ospitata in una vasta ala del museo, un ambiente che nel Trecento era parte dell'antico ospedale di San Marco, poi incorporato nell’Accademia di Belle Arti. La gipsoteca raccoglie oltre quattrocento opere tra busti, bassorilievi, sculture monumentali e modelli originali di Lorenzo Bartolini, uno dei più importanti scultori italiani dell’Ottocento e del suo allievo Luigi Pampaloni.

La collezione fu acquisita dallo Stato italiano dopo la morte dell’artista e trasferita in questa sede in seguito all’alluvione del’66. Un luogo di grande fascino che ricrea idealmente lo studio di Bartolini, arricchito da una raccolta di dipinti di maestri ottocenteschi che hanno studiato o insegnato all’Accademia di Belle Arti. Vi sono esposte varie tipologie di busti, figure intere o monumentali opere sepolcrali. Fra i soggetti si riconoscono modelli per celebrare sia artisti toscani come Machiavelli (del Bartolini), Arnolfo di Cambio e Brunelleschi (del Pampaloni), sia facoltosi aristocratici che si stabilirono a Firenze nell’Ottocento. Molte di queste famiglie nobili russe, inglesi, polacche affidarono alla sensibilità di Lorenzo Bartolini, molto ricercato per la sua abilità di ritrattista, e Luigi Pampaloni la realizzazione di numerosi ritratti, medaglioni e catafalchi per commemorare i propri cari.

La Gipsoteca è l’ultimo preziosissimo tassello del processo di rinnovamento della Galleria dell’Accademia di Firenze: ovvero traghettare dall’800 nel XXI secolo un’inedita e moderna Galleria. L’allestimento della Gipsoteca è stato riordinato e ammodernato nel pieno rispetto di quello storico... I gessi, restaurati e ripuliti, sono esaltati dal leggero azzurro polvere delle pareti, tanto da sembrare vivi, con le loro vite, i loro racconti. Il risultato è magnifico!
Cecilie Hollberg, direttrice delle Gallerie dell'Accademia di Firenze




Chiusi i grandi cantieri iniziati nel 2020 che hanno dato un nuovo volto alle Gallerie, anche la Gipsoteca è stata riaperta al pubblico. Gli interventi sono stati di ordine statico-strutturale, relativi all’impianto di climatizzazione, all’illuminazione e all’impianto elettrico, con un nuovo allestimento (a cura di Cecilie Hollberg, direttrice delle Gallerie dell'Accademia in collaborazione con Carlo Sisi, presidente dell'istituzione fiorentina) che valorizza l'imponente raccolta di opere, sottoposte per l'occasione ad un'operazione di monitoraggio sul loro stato di conservazione e ad un'accurata campagna di documentazione fotografica.

 I busti - finalmente ancorati alle mensole - insieme agli altri modelli di opere sparse in tutto il mondo, sono distribuiti secondo un ordine tematico (gli intellettuali, i musicisti, la famiglia Bonaparte e tutti i turisti europei del Grand tour che, secondo la moda dell'epoca, si facevano ritrarre dagli artisti italiani.
 Il colore “gipsoteca”, un azzurro polvere creato appositamente per le pareti e per le lunghe scaffalature, su cui i modelli in gesso si stagliano in maniera armoniosa, è l’elemento caratterizzante dello spazio. L’allestimento, se pur cambiato, e arricchito da molti gessi che, per mancanza di spazio, erano custoditi negli uffici della Galleria, ha voluto rispettare le linee principali tracciate da Sandra Pinto nel 1985. L’allora direttrice, ispirandosi alle foto dello studio di Lorenzo Bartolini a Firenze, immaginò di ricreare l’atmosfera di uno studio di scultura ottocentesco. Non è un caso che Carlo Sisi, esperto di arte dell’Ottocento ed egli stesso assistente di Sandra Pinto nell’allestimento del 1985, abbia coadiuvato la direttrice Hollberg nel progettare il rinnovamento della Gipsoteca.

Quella della Gipsoteca della Galleria dell'Accademia è una restituzione esemplare, che nel rispettare il precedente allestimento ideato da Sandra Pinto negli anni Settanta del Novecento si configura come un vero e proprio atto critico, un'operazione museale che conserva un episodio cruciale della museografia nazionale rinnovandone con intelligenza metodologica la struttura compositiva e la grazia dei dettagli. 
Carlo Sisi, presidente dell’Accademia di Belle Arti di Firenze