Una visita a casa Zigaina

Visti da vicino, 1979

Prodotto dal Dipartimento Scuola Educazione, con la serie Visti da vicino (Visti da vicino. Incontri con l’arte contemporanea. Giuseppe Zigaina pittore, 1979), la Rai offriva al grande pubblico questi "ritratti intimi" di artisti contemporanei intervistati nei loro atelier di lavoro e luoghi di vita. 

In apertura del film, un campo lungo su un paesaggio di campagna autunnale introduce Cervignano del Friuli dove vive di Zigaina

Nel girdino di Giuseppe Zigaina (1924-2015), il curatore del programma Renzo Bertoni introduce l’artista chiarendo fin da subito l’importanza “insostituibile” della sua opera “negli ultimi quarant’anni di civiltà figurativa”.  
Motivo fondante di queste parole il fatto che Zigaina, più di chiunque altro suo contemporaneo, “ha rapportato la vita all’arte senza soluzione di continuità”, ossia, “vita e pittura” nella sua poetica convivono in “simbiosi”, fatto evidente nel forte legame del Maestro con la sua terra.

Il torrente, l’erba alta lungo gli argini, le zolle di terra, le pannocchie dorate, gli alberi spogli e svettanti nel cielo, il prato con il carretto e l’aratro sintetizzano elementi figurativi che dominano la pittura di Zigaina lungo tutto l’arco della sua carriera diventando, nel tempo, simboli ed emblemi

All'epoca dell'intervista, fine anni Settanta, Zigaina è già un artista quotato; sono passati oltre trent’anni dalla sua prima mostra a Venezia presso la Galleria del Cavallino (1948) ed ora, con la maturità, ha scelto di vivere e “calpestare” la sua terra, un “paesaggio umano e vegetale” fonte primaria d’ispirazione. 
Ad intervistare Zigaina nello studio, il critico e storico dell'arte Mario De Micheli che da tempo seguiva con attenzione il lavoro di Zigaina. I due parlano di fronte ad una serie di opere, oggi iconiche, a cominciare da “Assemblea dei braccianti sul Cormor” (1952), una grande tela presentata alla Biennale veneziana del ‘52, oggi considerata l’espressione più alta della prima stagione “Realista” dell'artista (La pittura di Giuseppe Zigaina). Zigaina racconta le lotte dei braccianti che ha vissuto in prima persona, con sentita partecipazione (1953: I° Maggio a Cervignano). 
L’artista presenta poi “le ceppaie”, tronchi con radici intricate che, da elementi figurativi dinamici, negli anni Sessanta diventano emblemi esistenziali del dramma umano (Le ceppaie di Zigaina).
Zigaina racconta un’altra “opera centrale”: “Dal colle di Redipuglia” (1973), detta anche “La farfalla del 4 novembre”, un'idea elaborata nel 1972 per un ciclo di disegni pubblicati con poesie di Pasolini e testi critici di De Micheli (Pier Paolo Pasolini, Mario De Micheli, Giuseppe Zigaina. Dal Colle di Redipuglia, 1972, a cura del Club d’Arte del Tagliamento, Sandro Maria Rosso Editore Stampatore, Biella). Zigaina torna alla sua infanzia ricordando il monumentale Cimitero di guerra che poggia, con una grande scalinata, sulla collina di Redipuglia. Nella memoria di Zigaina i racconti materni sulla Prima Grande Guerra si uniscono ai ricordi di giochi innocenti: 

Quando scavavo rintracciavo questi reperti, queste ossa, queste pallottole della guerra … questi ricordi sono un po’ riemersi lentamente alla mia coscienza e hanno generato questo ciclo”  
Giuseppe Zigaina, 1979

L’artista ricorda la sua “prima emozione di pittore” quando, nelle estati caldissime, entrava all’interno della “fresca, meravigliosa, alta e barbarica” Basilica di Aquileia, dove nella cripta era custodito l’affresco di una Crocifissione bizantina, un simbolo sacro accanto al quale, a fine anni Trenta, il giovanissimo artista vedeva sorgere il Sacrario di Redipuglia

Realismo” per Zigaina non è mai significato esercizio diretto sul dato reale, ma semmai, “confluenza di tutto ciò che nella vita è l’esperienza vissuta e sognata”

Con la maturità, il Maestro rivendica la dimensione cosciente e consapevole dell’uomo e dell’artista, unita a quella inconscia del sogno, dove le zolle di terra assumono il significato dell’utero materno. Ecco allora le “farfalle del 4 novembre”, le linee d'orizzonte come i gradini del Sacrario che tagliano molte delle sue immagini scandendo la dimensione di cielo e terra, di pieno e vuoto, concetti magistralmente espressi nella sua straordinaria parabola incisoria (L’incisione di Giuseppe Zigaina). 

Questo fumo funebre talvolta, o questo incendio, o questi insetti smisurati, queste viscere quasi fosforescenti, questi detriti sono delle metafore, dei traslati della nostra esistenza stretta tra una tecnologia aggressiva e una natura violata”
Mario De Micheli, 1979

De Micheli sottolinea che l’ultima produzione di Zigaina, quella che apparterrà agli anni Ottanta e Novanta del Novecento, già a queste date offriva immagini pregnanti frutto di una fantasia “esplorativa” la cui forza evoca, ancora una volta, il rapporto tra uomo, artista e “realtà”. 
La visita di Bertoni e De Micheli a casa Zigaina si conclude attorno al tavolo di una cucina dove siedono anche i familiari dell’artista. Accompagnati da una bottiglia di vino, Bertoni legge un passo che Pasolini aveva dedicato all’amico pittore, poche righe scritte dopo una visita del poeta all’amico, un ricordo che termina con la punteggiatura di sospensione, "come l’opera di Zigaina", nota De Micheli.

Visti da vicino. Incontri con l’arte contemporanea. Giuseppe Zigaina pittore, un programma di Renzo Bertoni, regia Franco Marotta, con Mario De Micheli, 1979, 27min.

FOTO DI COPERTINA
Dettagli di fotogrammi del film con Giuseppe Zigaina e "La Farfalla del 4 novembre"