La Stanza di Tasso nel Casino Giustiniani Massimo

Un racconto di Michele Di Monte

Lo storico dell’arte Michele di Monte (Funzionario presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini e Galleria Corsini) racconta la Stanza di Tasso presso il Casino Giustiniani Massimo.
Nel 1817 il marchese Carlo Massimo commissionò la decorazione della Stanza dedicata alla Gerusalemme Liberata, a Johann Friedrich Overbeck (1789–1869) che accolse con entusiasmo l’incarico.
Overbeck realizzò gran parte del ciclo decorativo, compresa la volta, tra il 1819 e il 1827 quando, in seguito alla morte del committente, abbandonò quello che ormai riteneva un cantiere “profano”, in quanto non più rispondente allo spirito e ai valori propugnati dai Nazareni. Il pittore partì dunque per Assisi, dove lasciò un’importante testimonianza della sua inclinazione artistica e del suo fervore religioso nella facciata della cappella della Porziuncola in Santa Maria degli Angeli. 

La Stanza rimane l’episodio più emblematico della fortuna che riscosse l’opera letteraria del Tasso nel XIX secolo.

Il resto della Stanza fu portato a termine dal boemo Joseph von Führich (1800- 1876), che completò la parete ovest e gran parte del fregio monocromo che corre lungo il perimetro della Sala, al di sopra dello zoccolo. Al medesimo artista è inoltre riconducibile il grande murale dipinto sulla parete sud. 

LA VOLTA 
Johann Friedrich Overbeck, Allegoria della Gerusalemme Liberata, 1819; Olindo e Sofronia, (Gerusalemme Liberata, II, 32, 34, 38), 1820  
Olindo e Sofronia, (Gerusalemme Liberata, II, 32, 34, 38), 1820
Tancredi e Clorinda (Gerusalemme Liberata, XII, 66-67; I, 46-48), 1820
Il regno di Armida; Rinaldo nel giardino incantato (Gerusalemme Liberata, XVI), 1820-1821
Erminia tra i pastori (Gerusalemme Liberata, VII), 1821

Sulla volta, il celebre artista di Lubecca, Overbeck, affrescò gli episodi più lirici del poema, mentre le altre pareti, caratterizzate da un significativo mutamento del registro stilistico, emerge la narrazione dei valori epico-cristiani dell’opera del Tasso.
Nel soffitto raffigura quattro celebri episodi del poema del Tasso; nel riquadro centrale occupato dalla monumentale figura che simboleggia la Gerusalemme Liberata, Overbeck ritrasse la giovane moglie Nina, assisa dentro un’edicola di raffinata architettura rinascimentale, mentre sorregge un libro aperto in riferimento al capolavoro tassesco che srotola da una pergamena. La scena sintetizza l’inizio e la fine del poema, come si può desumere dalla presenza dei due angeli; quello in alto a sinistra, infatti, reca in mano la spada e sorregge la catena cui è legata la figura allegorica, in evidente allusione alle forze infernali intervenute al fianco dei guerrieri saraceni per impedire ai cristiani di liberare la Città Santa, mentre l’altra figura angelica si riferisce alla vittoria dei crociati ottenuta grazie all’intervento divino.

Nel riquadro della vela lato est, la struggente storia di Olindo e Sofronia che, come due martiri affrontano il rogo pagano con l’accusa di aver trafugato l’immagine della Vergine dalla moschea

In quei brevi e commossi momenti Olindo tenta di voltarsi per vedere l’amata e trova il coraggio di esprimere le parole d’amore a lungo represse tratte dalla Gerusalemme Liberata (II, 34). Alla scena assistono Aladino, al centro della composizione, i cristiani e i pagani. 

Un inatteso lieto fine, grazie all’intervento provvidenziale di Clorinda a cavallo, salva i due giovani dalle fiamme

Nella vela lato sud, l’episodio di Tancredi e Clorinda vede la donna emergere tra i personaggi più importanti del poema. Il destino della giovane donna, preannunciato da un profetico sogno, si compie e l’eroina dell’esercito musulmano, fulcro dell’inconfessabile amore di Tancredi, viene trafitta a morte dallo stesso cavaliere, il quale, solo dopo aver sferrato il colpo mortale, riconosce l’amata nel paladino contro il quale ha combattuto. Clorinda si accascia al suolo e negli ultimi e commossi istanti chiede al principe cristiano di battezzarla (Gerusalemme Liberata, XII, 66). Le immagini alle estremità fungono da antefatti al tema centrale, mentre la presenza in alto del Redentore contribuisce a sottolineare la sacralità della scena e l’importanza della fede cristiana sui travagli dell’umanità.
Nella vela lato ovest, “il regno di Armida” e “Rinaldo nel giardino incantato” si fondono in un’atmosfera idilliaca dei due protagonisti nemici, ma perdutamente innamorati. La dimensione bucolica e serena è sottolineata dalla presenza degli amorini che giocano con le armi dell’eroe crociato poi gettate nel dirupo e dalle due ninfe al bagno, figure evocanti i modelli femminili del Domenichino, pittore classicista del Seicento. Tuttavia, nonostante l’apparente felicità perpetua, il giardino di Armida simboleggia l’illusione effimera e la caducità del piacere, aspetti tra l’altro desumibili dalla presenza dei due crociati che lottano contro il drago, immagine delle forze infernali.

Nella vela lato nord, la ben riuscita scena dedicata alla principessa pagana Erminia, che all’improvviso si ritrova nel mondo bucolico dei pastori

Al centro della composizione, tre pastorelli appaiono rapiti dalla bella “guerriera”, mentre l’immagine dell’anziano pastore seduto allude probabilmente al Tasso e alla sua necessità, più volte dichiarata in poesia, di sfuggire alle “inique corti” per rifugiarsi in un’oasi di evasione (Gerusalemme Liberata, VII, 12). La fuga di Erminia e il suo arrivo presso i pastori, se da un lato rappresentano una parentesi arcadica, dall’altro alludono a una polemica anti cortigiana.

LE PARETI 
Johann Friedrich Overbeck, L’Arcangelo Gabriele invita Goffredo di Buglione alla liberazione di Gerusalemme (Gerusalemme Liberata, I, 13-17), parete est, 1822
Pietro d’Amiens nomina Goffredo di Buglione capo dell’esercito cristiano; preparativi per l’attacco a Gerusalemme (Gerusalemme Liberata, I, 31), parete nord, 1825
Odoardo e Gildippe uccisi in battaglia da Solimano (Gerusalemme Liberata, XX, 96-99), parete ovest, 1826 

La scena della parete est, alludere all’inizio del poema tassesco, ma preannuncia anche l’atto conclusivo della spedizione cristiana in Oriente. In secondo piano, Goffredo di Buglione, attraverso l’Arcangelo Gabriele, è chiamato da Dio, per la sua fede integra, ad assumere il comando dell’esercito cristiano. I colori, pur essendo meno cangianti rispetto alle tonalità della volta, non hanno perso la loro freschezza, come rivelano in particolare i toni rosati della veste angelica e i giochi di luce sulle armature dei soldati addormentati in primo piano, memori della intramontabile lezione del grande Piero della Francesca.

Nella parete nord, l’affresco più grande della sala, Overbeck combina in una felice composizione due scene che esigono una lettura da destra verso sinistra

La figura centrale del predicatore Pietro l’Eremita, con il caratteristico saio e l’indice della mano sinistra puntato al cielo, esorta i principi a scegliere il duca della Bassa Lorena, Goffredo di Buglione, quale loro capo. 

Al centro della composizione campeggia la colossale torre d’assedio utilizzata da Overbeck per imprimere unità alla scena

Anche in questo caso sono immancabili i riferimenti agli antichi maestri del Quattrocento umbro e fiorentino, intuibili soprattutto nell’aggraziato nitore disegnativo che informa il ragazzo in primo piano nell’atto di incidere una trave. All’estremità destra sono riconoscibili i ritratti del committente: il marchese Carlo Massimo, identificabile nell’uomo di profilo, Overbeck, con il tipico berretto nero e Torquato Tasso intento a dettare gli avvenimenti storici al giovane inginocchiato in primo piano.
Nel lato sinistro della parete ovest, l’esaltazione dei valori epico-cristiani della Gerusalemme Liberata riaffiora nell’affresco ritenuto dall’autore stesso, la prova migliore da lui realizzata nel Casino Massimo. Overbeck immortalò sul lato sinistro della parete la commovente scena dedicata ai valorosi sposi guerrieri Odoardo e Gildippe, sempre uniti in guerra e ora congiunti anche nella morte. La coppia è raffigurata a cavallo, dinanzi a loro appare Solimano pronto a colpire Odoardo, il quale con la mano destra tenta di vendicarsi del saraceno che aveva ferito la fanciulla. Un momento carico di pathos per quell’ultimo e fuggevole sguardo che i due amanti si scambiano prima che il tragico destino si compia.

Joseph von Führich, Rinaldo nel bosco incantato (Gerusalemme Liberata, XVIII,1-37), 1827-1828, parete ovest, al centro
L’incontro di Rinaldo e Armida sul campo di battaglia (Gerusalemme Liberata, XX, 61-66), 1827-1828, parete ovest, lato destro
I crociati al Santo Sepolcro (Gerusalemme Liberata, XX, 144), 1828-29, parete sud

Nella stessa parete ovest, il giovane boemo Führich, nonostante i ripetuti tentativi di eguagliare il suo illustre predecessore, non riuscì ad allontanarsi dalla sua formazione artistica di stampo più manierista, come rivelano i due affreschi da lui eseguiti per completare la decorazione.

La parete sud, è sicuramente il migliore risultato raggiunto da Führich nel cantiere pittorico del Casino

La scena si concentra sulla figura di Goffredo di Buglione, eroe della crociata e comandante dell’esercito cristiano che, dopo aver espugnato Gerusalemme costringendo alla resa i saraceni, entra nella Città Santa e si genuflette in adorazione davanti al Santo Sepolcro. Accanto a lui, Pietro l’Eremita leva le braccia al cielo per invocare e ringraziare la provvidenza divina. Alla scena assistono con viva partecipazione i crociati, mentre in primo piano, sul lato destro, alcuni infedeli sono in fuga.
All’estremità opposta sono visibili i ritratti di alcuni esponenti del nobile casato dei Massimo: in basso a sinistra il principe Massimiliano con accanto la moglie Cristina di Sassonia; al di sotto della coppia la figlia adolescente Barbara e in alto, di profilo, il loro primogenito Vittorio. 
Firmato e datato in basso a sinistra (JOS. FÜHRICH INVENIT ET PINXIT A.D. 1829), questo fu l’ultimo affresco della stanza ad essere completato.

Il ciclo della Stanza di Tasso è completato da un fregio monocromo, costituito da undici riquadri, che corre lungo tutto il perimetro della sala, al di sopra dello zoccolo con episodi minori della Gerusalemme Liberata. Tra essi colpisce il felice risultato raggiunto nel commovente Ritrovamento del cadavere di Sveno, posto al centro della fascia sottostante la parete nord, simbolo dello zelo religioso dei crociati.

Casino Giustiniani Massimo, Via Matteo Boiardo, n. 16 - Roma
Aperture: martedì e giovedì 09.00-12.00 e 16.00-18.00; domenica 10.00-12.00
Altri giorni solo previa prenotazione: telefono 06.70495651

APPROFONDIMENTI
Monica Minati, Il Casino Giustiniani Massimo al Laterano, Edizioni Terra Santa, 2014
LE FOTOGRAFIE DEGLI AFFRESCHI sono state gentilmente concesse da Roberto Sigismondi ©