Antonio Cederna, etica e azione

Antonio Cederna, etica e azione

Italia: viaggio nella bellezza, 2016

Antonio Cederna, etica e azione
In occasione del ventennale della scomparsa di Antonio Cederna (Milano 1921 – Sondrio 1996), Rai Storia ha realizzato per la serie “Italia: viaggio nella bellezza” (produzione Rai Cultura in collaborazione con il MiBACT) una puntata sulla figura del coraggioso e tenace intellettuale meneghino, uno studioso poliedrico e difficile da definire (Dalla parte del patrimonio: l'eredità di Antonio Cederna, 2016). 

Archeologo, urbanista, giornalista, politico, scrittore e tanto altro, Antonio Cederna si è distino nel Dopoguerra italiano per le sue mille battaglie a garanzia del patrimonio paesaggistico e monumentale del Paese con azioni civili, responsabilità e senso dell’etica

Nato a Milano da una famiglia della colta borghesia, fratello della giornalista Camilla, Antonio, dopo la laurea in archeologia, comincia a scrivere per il settimanale, “Il Mondo” di Mario Pannunzio (1949-1966). Cederna si avvicina a un rotocalco appena nato, una rivista laica e alternativa ai due grandi schieramenti politici dell’epoca: “Il Mondo”, infatti, affronta problemi come i monopoli di stato, la scuola, l'energia elettrica e nucleare, i rapporti tra Stato e Chiesa, l'economia, la finanza, fino all'unificazione europea. 

Cederna scriveva con assoluta indipendenza di giudizio, fermo nei suoi principi e fedele alla concretezza dei fatti

Una delle sue prime battaglie per impedire lo sventramento del centro storico di Roma, coinvolge intellettuali di primo piano ed esponenti del mondo dello spettacolo: il successo evita interventi che avrebbero stravolto la zona attorno a Piazza di Spagna
Sempre dalle pagine del “Mondo”, Cederna inizia quella che diventerà una delle sue battaglie più lunghe, appassionate e tenaci, la salvaguardia e la tutela dell’Appia Antica. Per oltre quarant’anni anni, si susseguono articoli e saggi sull’antica strada romana che, a colpi di selvaggio abusivismo edilizio, stava per trasformarsi in un quartiere residenziale. Cederna vuole salvare l'Appia Antica dall'oltraggio del cemento, sia per salvaguardare i suoi secolari monumenti, sia per scongiurare l'infernale saldatura edilizia che avrebbe distrutto quel "cuneo verde" di campagna che si spinge al cuore della città creando una connessione fra il centro e la periferia orientale. 

Nonostante le lentezze amministrative, i compromessi, gli abusi e le astuzie, il gran parco dell'Appia Antica è oggi una meravigliosa realtà indiscutibile che nessuno osa più mettere in discussione. Tutto ciò lo si deve ad Antonio Cederna

La battaglia per l’Appia Antica, comprendeva anche il “Progetto Fori” concepito da Cederna non solo come un'operazione di archeologia urbana, ma anche come punto di partenza per un radicale rinnovamento dell'assetto di Roma. Il ripristino del tessuto archeologico sottostante la via dei Fori, attraverso la sutura della lacerazione prodotta nel cuore della città dallo sventramento degli anni Trenta, era solo un dettaglio del grande parco urbano che avrebbe dovuto estendersi dal Campidoglio, lungo l'Appia Antica e i Castelli Romani

La chiusura al traffico, il recupero del grande complesso archeologico in un "un parco” comprendente i Fori Imperiali, il Foro Romano e il Colosseo, avrebbe consentito la creazione di uno straordinario spazio, memoria di un passato vitale e non retorico

Questa battaglia non ha mai impedito a Cederna di impegnarsi contemporaneamente su diversi fronti e lo fa, dopo la chiusura del prestigioso “Mondo”, scrivendo poi sul “Corriere della Sera”, “La Repubblica”, "L'Espresso" e altri periodici. 
Nel 1955 contribuiva alla fondazione di “Italia Nostra” – anche se non ha mai voluto figurare fra i fondatori è sempre stato il più autorevole esponente per "l’urbanistica moderna" - in un paese avviato verso il boom economico dove il cemento cresceva a ritmi vertiginosi senza rispetto per il paesaggio. I centri storici delle principali città italiane erano a rischio: Milano, Napoli, Palermo, ma soprattutto Roma, dove Cederna si stabiliva a fine anni Quaranta. 
Punto di partenza per la tutela dei centri storici fu un convegno d'importanza straordinaria tenuto a Gubbio nel 1960. Scritta da Antonio Cederna e Mario Manieri Elia, la relazione di apertura era radicalmente innovativa rispetto alle teorie allora prevalenti che consentivano di manomettere e anche sventrare i centri storici. 

Il convegno approvò la famosa "Carta di Gubbio" che sosteneva l'inscindibile unitarietà degli insediamenti storici, ossia, "l'intero centro storico è un monumento"

Fu Giacomo Mancini, che frequentava e stimava Cederna, a far propria la Carta di Gubbio e a tradurla in norma. Dopo la frana di Agrigento del 1966, la cosiddetta legge-ponte subordinava ogni intervento di sostanziale trasformazione del centro storico all'approvazione di un apposito piano particolareggiato. Una soluzione all'apparenza precaria e che però, con il passare degli anni, si è dimostrata di eccezionale efficacia, tanto che l’Italia è oggi l'unico paese d'Europa che è stato in grado di salvare i propri centri storici. Oggi è certo che gli episodi di gravissima alterazione, se non di vera e propria distruzione che avvenivano frequentemente nei primi lustri del dopoguerra, non sono più all'ordine del giorno.

Criticare il modello dei “palazzinari capitolini” conduce Cederna ad inimicarsi poteri forti come il Vaticano

Le periferie delle grandi città italiane nel Dopoguerra crescevano senza alcuna pianificazione urbanistica, obbedendo alla sola regola del massimo sfruttamento economico d’ogni porzione di suolo. Cederna, che fa dell'urbanistica il terreno del suo maggiore impegno, considerava gli agglomerati edilizi popolari italiani i più “turpi e inumani quartieri d’Europa” (Antonio Cederna e le periferie italiane). 
Nel 1962, il ministro dei lavori pubblici del governo di centro-sinistra Fiorentino Sullo coglieva le istanze di Cederna. Sullo presentava uno schema di legge urbanistica che cercava di contrastare lo strapotere della speculazione fondiaria, ma nel 1963, a causa delle pressioni delle grandi lobbie, la Democrazia Cristiana sconfessava il suo ministro e il disegno di legge veniva lasciato cadere. Nonostante questa battuta d’arresto, Cederna continuerà le sue battaglie urbanistiche per rendere le periferie più vivibili.

Nei primi anni Sessanta, Cederna studia con metodo il piano regolatore di Amsterdam e descrive su “Casabella”, con piena ammirazione, la capitale olandese

Fin dagli anni Trenta, infatti, erano sorti in Olanda quartieri esemplari per qualità edilizia, spazi pubblici e verde, grazie al controllo pubblico delle aree. Qui, la lezione del Razionalismo Architettonico aveva pienamente attecchito e Cederna rifletteva sulla Modernità di Amsterdam rispetto all'arretratezza di Roma o Milano dove, tra "palazzine e palazzate", i bambini crescevano "senza prati né campi sportivi".  

Di queste battaglie alcune sono state vinte, altre perse come il “Progetto Fori”, altre sono ancora attuali e rimangono in attesa che qualcuno le faccia proprie

Tra le numerose e dolorosissime sconfitte, la realizzazione dell'Hotel Hilton di Roma: una violenza di centomila metri cubi sul crinale di Monte Mario. Da allora, Cederna adottava l'hilton come unità di misura della speculazione fondiaria: una lottizzazione di 2 hilton, uno scempio di 3 hilton e mezzo e così via.

FOTO DI COPERTINA
Antonio Cederna, 1992