La Roma di Antonio Cederna
Seconda parte, 1981
“La Roma di Antonio Cederna” è stato prodotto dalla sede Regionale Rai del Lazio, realizzato da Sandra Eichberg e trasmesso sulla terza rete in due puntate nel 1981 (21-28 gennaio).
Cederna non trascurò mai l’impegno civile tradotto in vere e proprie battaglie condotte con le principali associazioni culturali del secondo Novecento: in primis, Italia Nostra di cui è stato co-fondatore di (1955), Consigliere nazionale (dal 1960) e Presidente della Sezione romana (dal 1980).
In nome della sua idea di una “Roma del terzo millennio”, Cederna non ha disdegnato nemmeno l’attività politica: fu Consigliere comunale per due mandati (1958- 1961; 1989-1993), Deputato indipendente nelle liste del PCI e Presidente del Parco dell'Appia Antica, uno dei suoi progetti più ambiziosi che avrebbe completato quello dei Fori Imperiali.
Nel 1989, in veste di Deputato della X legislatura (1987-1992), Cederna promuoveva un’audace e modernissima “Proposta per la Roma capitale”, progetto che negli anni sarebbe stato malamente affossato per interessi altri.
A inizio anni Ottanta, quando Roma era già una città molto caotica, l’intellettuale continuava a denunciarne il degrado sui quotidiani. Con questo documentario-inchiesta Cederna toccava tre punti salienti della “Roma del futuro”: a partire dal ripensamento della struttura urbana del Parco archeologico dei Fori e dell’Appia Antica, l’urbanista mirava a restituire ai cittadini parte del loro patrimonio storico artistico e nello stesso tempo, a promuovere una passeggiata culturale dentro ad un polmone di 2500 ettari di verde che si incunea fino al centro dell’Urbe.
Negli anni Settanta, Cederna aveva pubblicato un libro a carattere storico documentatissimo sulla Roma di inizio anni Trenta (Mussolini urbanista, Laterza, 1975), quando Mussolini per collegare idealmente Piazza Venezia al Colosseo, aveva fatto radere al suolo antichi quartieri, chiese e monumenti per finire a spianare un'intera collina, la Velia, uno dei colli romani.
Il risultato di questo intervento urbanistico haussmanniano di carattere sostanzialmente politico fu quello di deportare migliaia di poveri sventurati in miserabili borgate dando così inizio all'ininterrotta tragedia della periferia romana.
Nella prima parte del documentario-inchiesta, infatti, lo studioso torna più volte sugli sventramenti e le demolizioni di interi quartieri storici della capitale fatti “a colpi di piccone” dal Regime. Le borgate di nuova fondazione come Acilia, hanno dato inizio alla “forma della città” che oggi vige in scala metropolitana; un effetto dunque che non è durato solo un ventennio, ma è proseguito nella Repubblica, forte delle visioni limitate al profitto molto radicate nel tessuto economico e sociale di Roma.
L’abusivismo edilizio ha “polverizzato” anche i reperti storici romani della via Prenestina:
A tal proposito, lo studioso punta il dito sul quartiere dell’EUR che definisce una “città nella città”, all’epoca, ancora privo di strutture e servizi per la comunità. Questa spianata di cemento voluta da Mussolini per l’Esposizione Universale del 1942, contrariamente al piano regolatore precedente che prevedeva l’espansione della città verso est, i Castelli, aveva aperto un varco alla speculazione edilizia del littorale di Ostia, aree verdi di campagna a tratti immersa in siti storici cancellati da palazzoni anonimi.
Una delle battaglie in parte vinte da Italia Nostra fu condotta proprio per salvare il tratto littoraneo tra Ostia e Torvaianica, più di cinquemila ettari di macchia mediterranea ancora intatta racchiusa nelle tenute di Castelporziano, Castelfusano e Capocotta. In quest’ultima, una magnifica foresta, la lottizzazione degli anni Sessanta con ville, campeggi abusivi e chioschi aveva messo a rischio le dune.
FOTO DI COPERTINA
L’appia Antica
Questo prezioso documentario-inchiesta restituisce il pensiero di Antonio Cederna (1921-1996), archeologo di formazione, saggista, opinionista e politico, il cui operato lo pone oggi come un pioniere “dell’urbanista moderna”, l’anticipatore di un discorso performativo che ha lasciato segni tangibili nella struttura urbana di Roma, una città che ha amato pur vedendone tutte le contraddizioni (Antonio Cederna, etica e azione).Cederna aveva una visione molto moderna del nuovo piano urbanistico di Roma
Cederna non trascurò mai l’impegno civile tradotto in vere e proprie battaglie condotte con le principali associazioni culturali del secondo Novecento: in primis, Italia Nostra di cui è stato co-fondatore di (1955), Consigliere nazionale (dal 1960) e Presidente della Sezione romana (dal 1980).
In nome della sua idea di una “Roma del terzo millennio”, Cederna non ha disdegnato nemmeno l’attività politica: fu Consigliere comunale per due mandati (1958- 1961; 1989-1993), Deputato indipendente nelle liste del PCI e Presidente del Parco dell'Appia Antica, uno dei suoi progetti più ambiziosi che avrebbe completato quello dei Fori Imperiali.
Nel 1989, in veste di Deputato della X legislatura (1987-1992), Cederna promuoveva un’audace e modernissima “Proposta per la Roma capitale”, progetto che negli anni sarebbe stato malamente affossato per interessi altri.
A inizio anni Ottanta, quando Roma era già una città molto caotica, l’intellettuale continuava a denunciarne il degrado sui quotidiani. Con questo documentario-inchiesta Cederna toccava tre punti salienti della “Roma del futuro”: a partire dal ripensamento della struttura urbana del Parco archeologico dei Fori e dell’Appia Antica, l’urbanista mirava a restituire ai cittadini parte del loro patrimonio storico artistico e nello stesso tempo, a promuovere una passeggiata culturale dentro ad un polmone di 2500 ettari di verde che si incunea fino al centro dell’Urbe.
Negli anni Settanta, Cederna aveva pubblicato un libro a carattere storico documentatissimo sulla Roma di inizio anni Trenta (Mussolini urbanista, Laterza, 1975), quando Mussolini per collegare idealmente Piazza Venezia al Colosseo, aveva fatto radere al suolo antichi quartieri, chiese e monumenti per finire a spianare un'intera collina, la Velia, uno dei colli romani.
Il risultato di questo intervento urbanistico haussmanniano di carattere sostanzialmente politico fu quello di deportare migliaia di poveri sventurati in miserabili borgate dando così inizio all'ininterrotta tragedia della periferia romana.
Il secondo punto della sua “Roma del terzo millennio”, era quello di ripristinare la rete integrata di trasporti su ferro già avviata in età giolittiana. Infine, con immenso coraggio, Cederna esortava alla trasformazione delle periferie in un nuovo “Centro della città politica”, un punto molto controverso, qui non direttamente annunciato, ma già percepibile nell’analisi che Cederna fa sul tessuto sociale romano alterato fin dagli anni Trenta.La nuova via dei Fori Imperiali doveva formare un grandioso palcoscenico per la sfilata delle truppe fasciste, ristabilendo la continuità fra l'Impero romano e quello fascista
Nella prima parte del documentario-inchiesta, infatti, lo studioso torna più volte sugli sventramenti e le demolizioni di interi quartieri storici della capitale fatti “a colpi di piccone” dal Regime. Le borgate di nuova fondazione come Acilia, hanno dato inizio alla “forma della città” che oggi vige in scala metropolitana; un effetto dunque che non è durato solo un ventennio, ma è proseguito nella Repubblica, forte delle visioni limitate al profitto molto radicate nel tessuto economico e sociale di Roma.
Cederna torna sull’abusivismo edilizio dell’Appia Antica presa d’assalto dalle ville di noti personaggi del cinema e sulla adiacente Valle della Caffarella, un altro grande parco archeologico sommerso dal cemento dove, tuttavia, qualche demolizione era stata fatta.Una delle maggiori piaghe di Roma è l’abusivismo edilizio … Dalla fine della guerra a oggi, sono stati costruiti ben ottocentomila vani abusivi”
Antonio Cederna
L’abusivismo edilizio ha “polverizzato” anche i reperti storici romani della via Prenestina:
Questo “gigantismo edilizio”, sottolinea Cederna, ha tolto spazio anche alle aree agricole.lo studioso documenta che le nuove abitazioni hanno fatto sparire “sei templi, due edifici termali, nove ponti, due torri, cinquantotto tra tombe e mausolei, trentaquattro ville ed edifici rurali romani antichi, e ben due chilometri di lastricato stradale”
A tal proposito, lo studioso punta il dito sul quartiere dell’EUR che definisce una “città nella città”, all’epoca, ancora privo di strutture e servizi per la comunità. Questa spianata di cemento voluta da Mussolini per l’Esposizione Universale del 1942, contrariamente al piano regolatore precedente che prevedeva l’espansione della città verso est, i Castelli, aveva aperto un varco alla speculazione edilizia del littorale di Ostia, aree verdi di campagna a tratti immersa in siti storici cancellati da palazzoni anonimi.
Una delle battaglie in parte vinte da Italia Nostra fu condotta proprio per salvare il tratto littoraneo tra Ostia e Torvaianica, più di cinquemila ettari di macchia mediterranea ancora intatta racchiusa nelle tenute di Castelporziano, Castelfusano e Capocotta. In quest’ultima, una magnifica foresta, la lottizzazione degli anni Sessanta con ville, campeggi abusivi e chioschi aveva messo a rischio le dune.
Palazzo della Sapienza, che ospita l’Archivio della storia di Roma, rischiava di essere trasferito in periferia. Palazzo Barberini, acquistato dallo Stato nel Secondo Dopoguerra per custodire le Gallerie di Arte Antica romana, era allora occupato dal Circolo ufficiali che toglieva spazio alle opere disperse ovunque. Il Museo Nazionale delle Terme di Diocleziano, qui Cederrna lo definisce “un lazzaretto”. Stessa sorte per il Museo Comunale dell’Antiquarium situato sul Colle Palatino: chiuso a seguito di crolli causati dai lavori della Metro, le opere sono state raccolte in casse, ma Cederna le vorrebbe in Campidoglio a completamento delle Collezioni capitoline. Un altro scandalo che Cederna non esita a ricordare, quello del Museo Torlonia di via della Lungara che custodiva un’importante collezione d’arte antica e che, l’ultimo discendente della casata, aveva spostato in uno scantinato per trasformare le stanze del museo in mini appartamenti di lusso.Cederna accenna anche alla triste situazione di Musei e Palazzi storici romani
FOTO DI COPERTINA
L’appia Antica