La grafica senza confini di Lele Luzzati

Manifesti e locandine dal 1947 al 2007

Illustrare è creare un rapporto con un testo, con un autore, con dei personaggi … C'è una narratività dell'illustrazione, un raccontare con i segni e l'immagine
Emanuele Luzzati

Si è aperta a Casa Luzzati di Genova, la mostra "Luzzati. Manifesti e Grafica Editoriale. 1947-2007", oltre cento affiche disegnate dal maestro per spettacoli teatrali, cinema di animazione, mostre di ceramica e design, illustrazioni per l’infanzia, allestimenti di eventi culturali e convegni, copertine di dischi, biglietti augurali, carte da gioco, tarocchi e calendari (Luzzati: manifesti e grafica editoriale).
Il ricco patrimonio della Lele Luzzati Foundation di Genova, documenta la versatilità creativa del grande scenografo e artista capace di sperimentare contaminazioni diverse e creare immagini accattivati ed evocative, dove il lettering si fonde alla figurazione. 
Il percorso a sezioni, per periodi, inizia nel 1947 con il primo manifesto di Luzzati realizzato per il Teatro Ebraico, una locandina su fondo giallo con la figura di un violinista di sicura ispirazione chagalliana, e termina nel 2007, con la locandina del Festival di San Remo.

Poco più che diciannovenne, nel 1940, Luzzati era costretto a lasciare Genova a causa delle leggi razziali, ormai imperanti, e a trasferirsi a Losanna, un ambiente creativo stimolante nel quale acquisisce un bagaglio culturale enorme, poi trasferito nelle sue opere grafiche di ampio respiro

Qui, entrava in contatto con il Teatro Russo, con l’opera di Klee, Picasso e altri artisti delle avanguardie, da cui trarrà la stilizzazione delle forme e l’amore impetuoso per i colori, soprattutto primari. 
Nel dopoguerra, Luzzati diventa uno dei principali protagonisti della vivace ed intensa stagione artistica di Genova; fin da subito, l'illustrazioni per libri e i progetti grafici per l’editoria, confermano la poliedrica e inesauribile ricerca del maestro. 

Ogni campo di intervento della sua variegata produzione offriva spunti espressivi alla sua creatività particolarmente incline a riproporre, in infinite variazioni tematiche, il suo magico e incantato universo artistico

E allora, come non intravvedere nella sua energica attività di costumista e scenografo di quegli anni, anche i segni della fruttuosa collaborazione avviata con l'industria tessile M.I.T.A. (Manifattura italiana tappeti artistici), che già aveva impiegato artisti del calibro di Fortunato Depero e Gio Ponti? Lo stile e l’impianto illustrativo di alcune illustrazioni rimandano proprio alla freschezza e alla libertà espressiva dei suoi studi per tessuti stampati, arazzi, pannelli e foulard disegnati per la manifattura di Nervi.
In questo ambiente, Luzzati entrava in contatto con l’architetto navale triestino Gustavo Pulitzer, da poco trasferito in città, che gli affidò l’incarico di un murale per la sua casa studio in Palazzo Balbi Senarega
L'occasione apriva una lunga collaborazione tra Luzzati e i cantieri navali della Superba, per i quali Pulitzer avviava un rimodernamento della flotta italiana attraverso l'impiego di artisti di punta che introdussero il sapore europeo delle avanguardie, rigettando la tradizione genovese più vicina al gusto classicista degli arredatori britannici. 
Nei diversi riallestimenti di navi, Luzzati decorava le sale da pranzo, anche per bambini, con giochi di lettere, personaggi del circo e della Commedia dell'Arte, carte da gioco, scorci di città e tanto altro.
In ogni occasione, inoltre, l'artista sperimentava tecniche nuove, dalle tradizionali ceramiche smaltate a rilievo, al vetro di Murano, fino all'utilizzo di materie industriali come l'alluminio dorato, trattato a sbalzo o in collage di rottami, e la rete metallica  a fingere un ricco merletto di pizzo. 

Negli stessi anni del dopoguerra, Luzzati realizza, in collaborazione con Alessandro Fersen, le scene e i costumi per alcune importanti spettacoli della Compagnia del Teatro Ebraico, di cui illustrò moltissimi manifesti promozionali 

L’immaginario ebraico, sempre molto presente nelle sue creazioni grafiche, torna soprattutto nell’editoria per l’infanzia, come testimonia la giovanile collaborazione all’Israel dei Bambini, edito dalla Giuntina di Firenze, fin dal 1946. 
In ambito teatrale, spicca il manifesto del 1958 per La borsa di Arlecchino, all’epoca una delle realtà più interessanti a Genova nel campo dello spettacolo d'avanguardia.
Altrettanto significativa fu la sua collaborazione di scenografo con la Compagnia dei Quattro per i cui spettacoli, realizzò diversi manifesti caratterizzati da strepitose composizioni verbo-visive. Un’impostazione grafica che connotò anche le sue successive affiches teatrali, in un percorso creativo che culmina con il dominante rosso fuoco del manifesto per l’Ubu Re di Alfred Jarry, messo in scena nel 1975 al Teatro della Tosse, con la regia di Tonino Conte.  
Anche se Luzzati affermò più volte che la sua principale professione era quella di scenografo e come spesso amava definirsi, semplicemente, "artigiano", la sua attività grafica illimitata e aperta a ogni campo di intervento, merita l'approfondimento di questa mostra.