La vita enigmistica di Sergio Ceccotti

Kokoschka, Picasso e de Chirico mi hanno influenzato

Fumetto, cinema, fotografia, pubblicità, rebus enigmistici. Sono queste le cinque forme espressive attraverso cui prende il via la pittura di Sergio Ceccotti.
Dalla grafica pulita e precisa di Diabolik alle tonalità soffuse dei film noir, l'artista romano compone un mondo che tiene insieme il realismo delle ambientazioni e il brulicare vitale dei paesaggi urbani. Su tutto aleggia, però, un senso di mistero, di irrisolto, che parte dalla lezione di de Chirico per incarnarsi spesso nel personaggio alla Bogart che passeggia per le strade o osserva ciò che accade davanti ai suoi occhi.

Amo molto i film della mia adolescenza, cioè i noir americani degli anni Quaranta e Cinquanta. Mi piacciono molto proprio dal punto di vista figurativo: le luci, le inquadrature, tutte cose che risentono del cinema espressionista tedesco.
Sergio Ceccotti

Roma e Parigi sono i luoghi ideali in cui Ceccotti ambienta queste scene enigmatiche. Un salotto borghese o il vagone di una metro affollata in cui ricercare fra oggetti e spazi le molte citazioni, i rimandi letterari o la firma dell'artista celata fra i libri, i quotidiani o le insegne pubblicitarie, che arricchiscono di una realtà vissuta i dipinti.

Mi piacciono le città deserte. Infatti, a Ferragosto, sto sempre a Roma. Vado in giro a fotografare la città quasi deserta. Quasi, perché deserta non lo è mai. Mi piacerebbe fare le città senza proprio niente, ma sarebbe un falso perché sarebbe una scenografia teatrale. 
Sergio Ceccotti