I candidati a miglior film: "È stata la mano di Dio"

Da Sorrentino a un assolato stadio messicano

Ha già trionfato ai David di Donatello ed è entrato nella cinquina dei film candidati agli Oscar come Miglior Film Straniero: per questi e tanti altri motivi È stata la mano di Dio è uno dei film più attesi di questa edizione dei Nastri, con ben 12 nomination, incluse Miglior Film e Miglior Regia.

Come in un meraviglioso gioco di specchi, in cui arte e vita si confondono mirabilmente, Paolo Sorrentino racconta la propria storia, incrociandola con le imprese calcistiche del calciatore a cui dedicò persino il suo premio Oscar: “Grazie alle mie fonti di ispirazione: Federico Fellini, i Talking Heads, Martin Scorsese, Diego Armando Maradona”, disse il regista napoletano, ritirando l’ambìta statuetta per per La grande bellezza. Come se non bastasse, omaggiò poi “el pibe de oro” nel successivo Youth, con un personaggio chiaramente ispirato a lui.

Ma Maradona è più che un’ispirazione, per Sorrentino: è la salvezza. Letteralmente. Chiunque abbia visto È stata la mano di Dio sa di cosa stiamo parlando. 

La “mano di Dio” del titolo è la mano del Fato, che impedisce al giovane Fabio/Paolo di andare incontro a un tragico destino per vedere il suo idolo Maradona allo stadio. Ma, per estensione, è anche la mano stessa di Maradona: quella con cui il numero 10 argentino, ai mondiali in Messico del 1986, nell’assolato stadio Azteca di Città del Messico, segnò un clamoroso gol di mano – sfuggito all’arbitro Ali Bin Nasser e ai suoi collaboratori - contro l’Inghilterra. Un gesto che fu consegnato ai posteri, appunto, con un’espressione fatalista e suggestiva: “mano de Dios”, appunto (o “D10S”, come viene talvolta scritto, con un gioco alfanumerico che richiama l’iconico numero di maglia di Maradona).

Quella mano, quel colpo furbo e al tempo stesso geniale con cui Maradona superò il portiere inglese Peter Shilton, siglando l’1 a 0 in uno storico quarto di finale - che lo vedrà, dopo, segnare il “gol del secolo” – fu visto da alcuni come un atto politico. Solo quattro anni prima, infatti, l’Inghilterra di Margaret Thatcher aveva umiliato militarmente l’Argentina del Generale Galtieri nella guerra delle Falkland/Malvinas, e gli orgogliosi argentini videro in questa rivalsa sportiva – e, in particolare, nella beffa di questo gol “fuorilegge” - una vendetta in mondovisione contro gli imperialisti britannici.

È  in queste cose che il calcio e il mito si fondono. E in questo Speciale del TG1 dal titolo Maradò. Il potere del mito scopriamo gli effetti della mitologia intorno alla figura di Maradona, specialmente nella città che più di tutte lo ha amato e venerato: Napoli.