"Salvatore Giuliano" di Francesco Rosi

La recensione di Antonio Monda

Antonio Monda, critico cinematografico, professore di Cinema alla New York University e Direttore della Festa del Cinema di Roma, racconta il film Salvatore Giuliano (1962) del regista Francesco Rosi.

Sicilia, 1950. Il bandito siciliano Salvatore Giuliano viene trovato morto a Castelvetrano. Il film di Rosi, indaga sulla morte e sulla storia dell’imprendibile Giuliano andando a ritroso nel tempo. Dopo la morte si torna al 1945, quando il bandito viene arruolato dai separatisti siciliani. Quindi di nuovo sul luogo del ritrovamento del cadavere nel 1950. I giornalisti accorsi da tutto il Paese sono perplessi di fronte alle versioni discordanti rilasciate dalle forze dell’ordine. La morte di Giuliano rimane un mistero. La banda di Giuliano è certamente collusa con la mafia. Stragi, omicidi e sequestri di persona si susseguono fino alla strage di Portella della Ginestra, avvenuta nel 1947, quando Giuliano e i suoi spararono sulla folla riunita per festeggiare i risultati delle elezioni regionali.

Dopo la morte del bandito, la polizia riesce ad arrestare il suo luogotenente, Gaspare Pisciotta. Durante il processo per individuare i responsabili delle morti di Portella, le testimonianze raccolte raccontarono una storia di banditismo ma anche di collusioni con la polizia, la politica e la mafia. Salvatore Giuliano è un film d’inchiesta che cerca di fare luce su una storia tuttora piena di ombre e dubbi.

Il film indaga su Giuliano ma è anche il pretesto per mettere in luce il fenomeno del banditismo. Francesco Rosi, che amava il cinema d’inchiesta, fu molto accurato nella ricostruzione dell’ambiente originale e scelse di girare gli esterni negli stessi luoghi in cui si erano svolti i fatti. Il film ebbe un ottimo successo portando a Rosi l’Orso d’argento per la miglior regia.


Salvatore Giuliano di Francesco Rosi (1962). Nel cast: Frank Wolff, Salvo Randone, Renato Pinciroli, Massimo Mollica, Sennuccio Benelli. 

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