Adriana Cavarero. Inclinazioni
Critica della rettitudine
La filosofa Adriana Cavarero, esponente del pensiero della differenza sessuale, intervistata ad Ancona in occasione della prima edizione del KUM! Festival - Curare, Educare, Governare, parla del suo libro Inclinazioni. Critica della rettitudine.
La rappresentazione stereotipica del maschile e del femminile nasce nella Grecia antica, dove l'uomo era il guerriero, il dominatore, il portatore di violenza, il soggetto chiamato a dominare non solo sul nemico ma anche sull’intero mondo femminile e su quello degli schiavi. Gli uomini liberi nell’antica Grecia costituivano una minoranza e venivano chiamati non a caso δεσπότης, l’equivalente del pater familias romano
La costruzione teorica di un soggetto dominante, che implica la violenza, non è un dato antropologico naturale, ma una costruzione culturale: se si costruisce un soggetto maschile dominante si costruisce anche la cultura della violenza, che potrebbe quindi anche essere decostruita.
La figura dell’uomo tradizionalmente verticale, si dice che l’uomo è retto, è contrapposta alla tipica figura femminile stereotipica che è quella dell’inclinazione, intesa come l’inclinazione materna.
Non si dice mai che una donna è retta, ma si dice spesso che le donne hanno un’inclinazione materna: la donna è inclinata sull’altro, sul bambino per la cura dell’altro. La terapeutica non può che essere fatta da inclinazioni, gli ospedali si chiamano cliniche e l’immagine più adatta a descrivere questo concetto è il celebre dipinto di Leonardo Sant'Anna, la Vergine e il Bambino con l'agnellino, conservato nel Museo del Louvre di Parigi.
Adriana Cavarero è professoressa di Filosofia politica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Verona. Tra le fondatrici del pensiero della differenza sessuale, nelle sue ricerche ha fatto emergere le irrisolte questioni di genere nella tradizione filosofica. Le sue riflessioni vertono, da un lato, sul significato della narrazione e dell'espressione vocale nella costituzione dell'identità e, dall'altro, sulle pratiche di violenza collettiva legate alle trasformazioni della guerra contemporanea. Tra le sue opere: Nonostante Platone. Figure femminili nella filosofia antica (Roma 1990); Corpo in figure. Filosofia e politica della corporeità (Milano 1995); Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Filosofia della narrazione (Milano 1997); A più voci. Filosofia dell'espressione vocale (Milano 2003); Orrorismo, ovvero della violenza sull'inerme (Milano 2007); Inclinazioni. Critica della rettitudine (Milano 2013).