Daniel Libeskind: il futuro è una fiamma che brucia nel passato
L'architettura del futuro
A metà fra tradizione e progresso, fra sviluppo tecnologico e memoria storica, Daniel Libeskind racconta la sua idea di architettura del futuro:
Innovazione e tradizione non si possono separare. Solo la trasformazione è in grado di introdurre qualcosa di nuovo, dice. In architettura se fai qualcosa di astratto, senza riferimenti al passato, il risultato non avrà senso. Devi guardarti indietro per comprendere dove andare. Nelle nostre società sempre più complesse e frammentate, impreparate ai grandi eventi epocali come le recenti ondate migratorie verso l'Europa, rivendica il ruolo attivo dell'architettura: Lo definirei anzi indispensabile, in accordo con le politiche di accoglienza. L'architettura deve essere il modo creativo e innovativo con cui le nostre società, i nostri governi possono rispondere alle domande più profonde così come a quelle più urgenti.
Daniel Libeskind nato in Polonia nel 1946, da genitori sopravvissuti ai campi di concentramento nazisti, ha vissuto e si è formato in Israele, Stati Uniti, Inghilterra e Italia. Dopo aver studiato fra gli altri con John Hejduk e Peter Eisenman, si è imposto all’attenzione internazionale con la partecipazione alla mostra Deconstructivist Architecture del 1988 al MoMA di New York e la realizzazione del Museo ebraico di Berlino (1989-1999). È l’architetto incaricato del Master Plan per la ricostruzione dell’area di Ground Zero a New York, attualmente in fase di ultimazione. Fra le sue numerose pubblicazioni ricordiamoBreaking ground. Un’avventura tra architettura e vita (Sperling & Kupfer, 2005) e La linea di fuoco (Quodlibet, 2014).