Daniel Miller. Esibizione

Lo stile nei social media

Daniel Miller, intervistato al Festival della Filosofia di Modena 2017 - Le forme del creare, parla del tema della sua lezione magistrale Esibizione - Lo stile nei social media.
Miller afferma che lo stile varia sia a seconda delle diverse popolazioni sia a seconda della piattaforma usata. Per esempio lo stile che si adotta per farsi un selfie, mentre su Instagram è molto glamorous, su Snapchat, in Inghilterra, deve essere il più brutto possibile. Questo per rafforzare il rapporto di fiducia tra i ragazzi: ti mando questa bruttissima foto di me perché sono sicuro che non la mostrerai a persone non amiche. In Inghilterra c’è un particolare senso dell'umorismo: il tipico selfie inglese è “ho fatto qualcosa di molto stupido”, “le mie scarpe sono diverse”, un’ironia incomprensibile negli altri paesi. Ogni luogo ha la sua tradizione circa la pubblica esposizione delle persone e i social media lo espandono, aumentando le differenze.

Il selfie può sembrare un atto individualistico, perché la parola selfie è affine a selfish (egoista), ma analizzando i selfie dei ragazzi a scuola si scopre che spesso si tratta di selfie di gruppo e non individuali, perché per gli adolescenti è importante il migliore amico per sempre. Quindi non è un fatto egoistico né individualistico, ma serve a legare le persone tra di loro. La questione è che si tratta sempre di fenomeni che devono essere studiati, ed è proprio questo il lavoro degli antropologi: trovare le differenze e spiegarle.


Daniel Miller è professore di Antropologia presso la University College of London. Pioniere dell’antropologia digitale, oggi è considerato il fondatore dell’antropologia del consumo. Ha lavorato a diversi scavi archeologici e svolto studi etnografici nei Caraibi e in India. La sua ricerca si concentra sugli effetti dei nuovi social media sulla società. Tra le sue pubblicazioni in italiano: Teoria dello shopping (Roma 1998); Per un’antropologia delle cose (Milano 2013); Cose che parlano di noi. Un antropologo a casa nostra (Bologna 2014).