Giovanni Reale. Dai greci una lezione per l'uomo di oggi

Guardare in faccia la verità

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        Giovanni Reale (Candia Lomellina, Pavia, 1931 - Luino, 15 ottobre 2014), in un’intervista del 1994, osserva come si stia drammaticamente avverando la profezia di Nietzsche (Röcken, Lützen, 1844 – Weimar 1900) sull`avvento di un nichilismo metafisico.
        Il Novecento sembra, infatti, essere contrassegnato da quella negazione della verità, e in generale d’ogni sistema di valori, etici e teoretici, che è sintetizzata dalla celebre frase “Dio è morto”. Il nichilismo si presenta oggi sotto una pluralità di maschere, tra cui l’ideologismo e il prassismo, ossia, rispettivamente, l’idea che la teoria non miri alla verità ma alla persuasione, e l’idea che il valore di un uomo consista in ciò che egli fa, non in ciò che è o pensa.
        Contro l’ideologismo, Reale, si richiama ai filosofi greci e ricorda una leggenda, nata probabilmente nella cerchia presocratica, secondo la quale, alle Olimpiadi, andavano tre gruppi di persone: uno per vendere e guadagnare, uno per gareggiare nei giochi, un altro solo per vedere e capire.

        Guardare in faccia alla realtà è il tratto essenziale del filosofare greco. Platone ritiene che il primo contemplatore per eccellenza fosse proprio Talete, evocato anche dal noto aneddoto che lo vede deriso dalla servetta tracia quando, intento nella contemplazione del cielo, era caduto in un fosso.
        Contemplare la verità, l’assoluto, guardare in faccia l’intero per l’eterno, come dice Platone stesso nella Repubblica , è il fine ultimo e più elevato dell’uomo.

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