Alberto Oliverio. Falsi ricordi

Quanto sono affidabili le memorie individuali e collettive?

Alberto Oliverio, intervistato al Festival della Filosofia di Modena 2018 Verità, parla dei falsi ricordi e della possibilità di falsificare la memoria. Si tratta di argomenti che non possono prescindere dalla conoscenza della memoria stessa, che è un fatto individuale, legato ad una ricostruzione, come ogni tipo di attività mentale.  La memoria non ha una connotazione neutra, ma è molto legata ad aspetti emozionali e motivazionali per cui noi finiamo per ricordare ciò che ci interessa e i nostri ricordi non sono fissi ma si aggiornano nel tempo. La memoria è soggetta inoltre ad aspetti falsificanti, ad esempio il modo in cui viene posta una domanda riesce a prefigurare in parte la risposta. La percezione degli eventi è estremamente soggettiva, noi selezioniamo aspetti diversi del ricordo in base alle caratteristiche della nostra mente. Le memorie sono soggette a cambiamenti e possono essere in qualche modo attutite: se noi non possiamo cancellare i ricordi, possiamo però ridurne la carica emotiva, diminuendo l’attività dell’amigdala, che è una struttura, situata nelle profondità del nostro cervello, che gestisce le nostre memorie emotive. Per esempio in alcune emergency room negli USA una persona che ha subito un evento traumatico può,  grazie all’utilizzo di sostanze che riducono l’attività dell’amigdala, attutire la carica emotiva della memoria e questo dimostra che non esistono memorie che non abbiano una componente emotiva. E al tempo stesso i nostri ricordi possono essere potenziati attraverso l’utilizzo di sostanze che facilitano le attività esecutive, ossia le capacità di apprendimento e di memorizzazione. 

La verità assoluta nel campo della memoria esiste solo parzialmente:  in un’epoca in cui siamo tutti bombardati dalle immagini a volte è difficile stabilire se un ricordo derivi da un’esperienza realmente vissuta o provenga invece da un racconto che abbiamo letto o ascoltato o da un film che abbiamo visto al cinema. La memoria può essere pertanto definita come una sorta di mosaico ricomposto sulla base di esperienze individuali e collettive. 



Alberto Oliverio è professore emerito di psicobiologia all’Università La Sapienza di Roma. Ha lavorato in numerosi istituti di ricerca internazionali tra cui il Karolinska di Stoccolma, Il Brain Research Institute dell’UCLA a Los Angeles, il Jackson Laboratory nel Maine, il Center for Neurobiology of Learning and Memory dell’Università di California a Irvine. Fa parte del comitato editoriale di diverse riviste scientifiche. Tra i suoi libri recenti: L’arte di ricordare (Milano 1998); L’arte di imparare (Milano 1999); Esplorare la mente. Il cervello tra filosofia e biologia (Milano 1999); La mente. Istruzioni per l’uso (Milano 2001); Prima lezione di neuroscienze (Roma-Bari 2002); Dove ci porta la scienza (Roma-Bari 2003); Memoria e oblio (Soveria Mannelli 2003); Le età della mente (con A. Oliverio Ferraris, Milano 2004); Istruzioni per restare intelligenti (Milano 2005); Come nasce un’idea. Intelligenza, creatività, genio nell’era della distrazione (Milano 2006); Geografia della mente. Territori cerebrali e comportamenti umani (Milano 2008); La vita nascosta del cervello (Firenze 2009); Cervello (Torino 2012); Immaginazione e memoria (Milano 2013); Più forti delle avversità. Individui e organizzazioni resilienti (con A. Oliverio Ferraris, Torino 2014); Il cervello che impara(Firenze 2017).