Salvatore Natoli. Parresia

Verità e sincerità

Salvatore Natoli, intervistato al Festival della Filosofia di Modena 2018 Verità, parla di parresia, che vuol dire parlare senza reticenze. Si tratta di un modo di dire la verità, perché la verità si può dire in molti modi e ci sono delle regole che permettono di stabilire se una cosa è vera o falsa. La gravitazione universale per esempio è vera se c’è la fisica, come la formula chimica dell’acqua è vera se esiste la chimica. La verità è pertanto relativa al sistema teorico in base al quale un enunciato è vero o falso: esiste una verità economica, una verità medica perché esistono una teoria economica e una teoria medica. Quando una persona invece parla senza cognizione di causa si trova in una posizione arbitraria e non riesce nemmeno a comunicare ciò che dice, perché un fisico capisce un fisico, ma se uno parla senza regole comuni non viene nemmeno ascoltato. Già il fatto di stipulare regole di comunicazione vuol dire produrre statuti di verità.

 La parresia è un modo di dire la verità che ha una radice morale: dico tutto quello che penso e lo dico se vedo che la giustizia è violata nella dimensione pubblica. Il parresiasta, a differenza dell’uomo sincero, ha l’obbligo di dire la verità perché si muove nella sfera pubblica e per adempiere questo obbligo corre dei rischi. Per fare questo deve avere autorevolezza, ma spesso si acquista consenso non sulla basse della competenza, ma profittando dell’ignoranza altrui, dell’incompetenza generalizzata, che la Rete ha moltiplicato.

Il rischio del parresiasta è che nello sciame di chiacchiere non riesce nemmeno ad essere ascoltato.
I grandi parresiasti hanno perduto ma ciò che hanno detto ha fatto strada, Socrate e Gesù sono stati uccisi, San Francesco non ha avuto grande fortuna, e chissà quanti parresiasti ci sono oggi il cui lavoro potrà tornare a beneficio delle generazioni future.  


Salvatore Natoli è stato a lungo professore di Filosofia teoretica presso l’Università di Milano-Bicocca. Attento alla ricostruzione delle linee fondamentali del progetto moderno, ha rivolto la sua attenzione al senso del divino nell’epoca della tecnica e alla possibilità di un’etica che sappia confrontarsi con il rapporto tra felicità e virtù e con gli aspetti della corporeità e del sacro, sottovalutati dal razionalismo classico. Tra i suoi libri: La felicità di questa vita. Esperienza del mondo e stagioni dell’esistenza (Milano 2000); Stare al mondo. Escursioni nel tempo presente(Milano 2002); Libertà e destino nella tragedia greca (Brescia 2002); La verità in gioco. Scritti su Foucault (Milano 2005); Sul male assoluto. Nichilismo e idoli nel Novecento (Brescia 2006); La salvezza senza fede (Milano 2007); Edipo e Giobbe. Contraddizione e paradosso (Brescia 2008); L’edificazione di sé. Istruzioni sulla vita interiore (Roma-Bari 2010); Il buon uso del mondo. Agire nell’età del rischio (Milano 2010); I comandamenti. Non ti farai né idolo né immagine (con P. Sequeri, Bologna 2011); Eros e philia (Milano 2011); L’educazione alla felicità (Reggio Emilia 2012); Le verità del corpo (Milano 2012); Perseveranza (Bologna 2014);Il linguaggio della verità. Logica ermeneutica(Brescia 2014); Le inquietudini della fede (Venezia 2014); Antropologia politica degli italiani (Brescia 2014); L’edificazione di sé. Istruzioni sulla vita interiore (Bari-Roma 2015); I nodi della vita (Brescia 2015); Il rischio di fidarsi (Bologna 2016); Scene della verità (Brescia 2018); L’animo degli offesi e il contagio del male (Milano 2018).