Gilles Lipovetsky. Lo statuto dell'arte contemporanea
Consumare non basta
Se è vero che esiste un capitalismo-artista, vuole dire che il capitalismo produce in continuazione delle opere, ma queste opere sono dei prodotti di consumo. Allora, questo significa che forse che l’arte è divenuta un bene di consumo? Occorre dare una risposta articolata: socialmente parlando, in effetti, oggi l’arte è diventata una modalità di consumo, basti pensare per esempio a quello che viene definito “consumo culturale”. Ma ciò non significa che ormai l’opera d’arte è stata ridotta a mero prodotto commerciale, perché per motivi antropologici l’aspirazione alle forme, allo stile, all’eleganza non è un prodotto di consumo commerciale. Noi consumiamo l’arte per provare emozioni, per stimolare la nostra sensibilità, e questo è anche un modo di definire l’arte: l’arte non è soltanto una forma di consumo, l’arte è anche ciò che muta lo sguardo della gente, l’arte cambia la sensibilità. Il “sistema” non impedisce agli artisti di continuare a esistere, di provare piacere nel realizzare cose che amano.
Consumare è piacevole, ma non basta ed è per questo motivo che non ci sono mai stati così tanti artisti come oggi: viviamo in un’epoca in cui le professioni di tipo artistico registrano un’enorme sviluppo e ci sono sempre più artisti che non perseguono uno scopo commerciale. Ciò significa che il piacere dell’arte, dell’espressione, permane e si democratizza, il gusto artistico si è notevolmente sviluppato ed è per questo che è corretto parlare anche di capitalismo-artistico: lo sviluppo del benessere fra la popolazione ne ha accresciuto le aspirazioni. Le persone non si accontentano più unicamente sopravvivere: desiderano esprimersi, vogliono fare cose che abbiano un valore, nelle quali possano esprimersi in quanto individui.
Anche se il mercato condiziona sempre di più l’attività artistica, questo di per sé non soffoca l’esigenza artistica: il piacere di fare arte non muore, ma si democratizza.
Gilles Lipovetsky è professore all’Università di Grenoble. Studioso delle trasformazioni della società contemporanea, si è occupato di recente della «estetizzazione del mondo» e del «capitalismo artista», discutendo le implicazioni della democratizzazione dei parametri estetici nella vita sociale. Tra i suoi libri: Il tempo del lusso (Palermo 2007); Una felicità paradossale. Sulla società dell’iperconsumo (Milano 2007); Il tempo del lusso (Palermo 2008); La cultura-mondo. Risposta a una società disorientata (Milano 2009); L’era del vuoto. Saggi sull’individualismo contemporaneo (Milano 2013).