Carlo Sini. Manlio Sgalambro
Una filosofia aristocratica
Sgalambro è l’esempio molto bello di una filosofia non accademica ma di un nobiluomo che leggeva la tradizione aristocraticamente, cosa del tutto naturale perché la filosofia è aristocratica, ma nel senso più alto della parola, è per le anime grandi, che hanno tempo per questioni che in generale interessano a pochi e che non rendono soldi.
Sgalambro partiva da una sua visione etica del mondo, dall’esperienza viva del suo tempo, letta in maniera pessimistica, amara, e da questa amarezza traeva la convinzione che si dovesse ricostituire una scala di valori.
C’è una viltà degli intellettuali che pur di assaggiare quel pochino di popolarità che tocca loro, si accontentano di apparire sui media e non fanno l’unica cosa che dovrebbero fare, cioè prendere le distanze dal clamore mediatico.
Sgalambro vedeva la devastazione di una cultura di massa che, ormai completamente asservita a ragioni economiche, era ridotta a merce, con intellettuali diventati promotori di merci, cosa veramente dolorosa e contraddittoria. Il chierico è un’altra cosa, ha una fede, una tradizione, ma tutto questo finisce a Campo de’ Fiori con le ceneri di Giordano Bruno. Con Cartesio nasce la scienza, che è costruttiva di rapporti di potere, del tutto sganciati dall’etica generale della vita e i chierici lasciano il posto agli intellettuali.
Carlo Sini, già professore di Filosofia teoretica presso l’Università degli Studi di Milano Statale, è socio dell’Accademia dei Lincei. Ha insegnato anche Filosofia della storia e Storia della filosofia presso l’Università degli Studi de L’Aquila. Membro per molti anni del Collegium Phaenomenologicum di Perugia, ha fatto parte del Direttivo Nazionale della Società Filosofica Italiana e dell’Institut International de Philosophie di Parigi. Ha tenuto corsi, seminari e conferenze negli Stati Uniti, in Canada, Argentina e in diversi paesi europei. Studioso del pragmatismo americano e della fenomenologia, ha sviluppato un rilevante approccio teorico ai legami tra filosofia e scrittura, e al sapere dei segni, con particolare riguardo all’alfabeto greco inteso come forma logica del pensiero occidentale. Negli ultimi anni si è dedicato a un’ampia sistemazione “enciclopedica” del sapere filosofico che lo ha condotto a discutere i temi della pratica tra etica, estetica ed arti, politica ed economia. Ha collaborato per oltre un decennio e collabora tuttora con vari settimanali, testate giornalistiche, e anche programmi radiofonici e televisivi in Italia e in Svizzera. Ha fondato e diretto per molti anni la rivista “L’uomo, un segno”, cofondatore e direttore della rivista “Paradosso”, è attualmente anche condirettore di “Nóema”. Alcuni dei suoi libri sono tradotti in inglese, tedesco, francese, spagnolo, catalano e persiano. Una raccolta delle sue Opere, in sei volumi e undici tomi, è in corso di pubblicazione presso Jaca Book. Tra le sue opere recenti: Figure di verità (Milano 2014); Enzo Paci: Il filosofo e la vita (Milano 2015); Inizio (Milano 2016); Trittico (Milano 2018); La vita dei filosofi (Milano 2019); Perché gli alberi non rispondono. Lo spazio urbano e i destini dell’abitare (con Gabriele Pasqui, Milano 2020); E avvertirono il cielo. La nascita della cultura (con Telmo Pievani, Milano 2020); La tenda. Teatro e conoscenza (con Antonio Attisani, Milano 2021); Idioma. La cura del discorso (Milano 2021); Spinoza o la buona vita (Milano 2022).