Franco Ferrarotti. Governare la tecnica

Innovazione tecnologica e valori umani

Il sociologo Franco Ferrarotti parla del rapporto tra l’uomo e la tecnica. Oggi viviamo in un mondo nel quale la tecnica, che è una perfezione funzionale priva di scopo, è diventata la componente fondamentale dominante su tutta la vita sociale. Ma, mentre la macchina dovrebbe servirci noi sempre di più finiamo per servire la macchina, come nella figura hegeliana del servo padrone: l’uomo che è il padrone della tecnica finisce per diventarne il servo, dal momento che con la tecnica si può fare a meno del lavoro umano. Bisogna quindi recuperare la grande saggezza degli antichi greci e romani, racchiusa in detti come “nulla in eccesso” e “affrettati lentamente”, ossia nel momento in cui ti affretti interrogati. E interrogandoci sul concetto di intelligenza artificiale possiamo comprendere che si tratta di una contraddizione in termini: l’intelligenza non può essere artificiale perché l’intelligenza (dall’etimo “guardare dentro”) significa coscienza. 

La soluzione non è negare il progresso, ma avere il senso del limite, resistendo all’eccesso di informazioni e di stimoli che impedisce soprattutto ai giovani di fissare il proprio progetto di vita e che conduce alla disumanizzazione. Oggi c’è una prevalenza della perfezione della tecnica sull’imperfezione umana, che in quanto imperfezione è la spia preziosa dell’umanità essenziale, che è  imprevedibilità, sorpresa, stupefazione.
Franco Ferrarotti 

Il grande problema di oggi è che la tecnica non è governata, dobbiamo scoprire, governando la tecnica, in nome dell’interesse pubblico, l’umanità degli esseri umani
Franco Ferrarotti 

Sul concetto di intelligenza artificiale e sulla necessità di coniugare l’innovazione tecnologica con i valori umani, il riconoscimento delle diversità e la riduzione delle disuguaglianze intervengono l’avvocato Michele Gerace, ideatore della Scuola sulla Complessità e la sociologa Alessandra Sannella, allieva di Ferrarotti.  


Franco Ferrarotti è un sociologo italiano. Si è particolarmente interessato ai fondamenti di legittimazione del potere in una società in trasformazione come quella moderna e ha studiato il problema dei fini e dell'orientamento culturale di fondo della società industriale. Professore di sociologia nell'università di Roma (1961-2002), è stato anche deputato nel parlamento per la terza legislatura (1958-63), eletto per il Movimento di Comunità. È direttore della rivista La Critica sociologica, da lui fondata nel 1967. Nel 2005 è stato nominato cavaliere di gran croce. Tra le sue opere: Max Weber e il destino della ragione (1965); Trattato di sociologia (1968); La sociologia del potere (1972); Alle radici della violenza (1979); La società come problema e come progetto (1979); Storia e storie di vita (1981); Il paradosso del sacro (1983); La qualità nella sociologia (1988). La sua produzione saggistica è proseguita corposa anche negli anni successivi: L'Italia in bilico (1990); Roma madre matrigna (1991); I grattacieli non hanno foglie (1991); Mass media e società di massa (1992); La tentazione dell'oblio: razzismo, antisemitismo e neonazismo (1993); Homo sentiens: giovani e musica (1995); Rock, rap e l'immortalità dell'anima (1996); L'Italia tra storia e memoria (1997); La verità? È altrove (1999); Il potere (2004); La televisione (2005); Nelle fumose stanze. La stagione politica di un «cane sciolto» (2006); America oggi. Capitalismo e società  negli Stati Uniti (2006); Vita e morte di una classe dirigente (2007); L'identità dialogica (2007); Fondi di bottiglia (2008); Il senso del luogo (2009). Nel 2010 è tornato a riflettere sul ruolo della sociologia nel volume Perché la sociologia?, intervistato da U. Melotti e L. Solivetti, mentre nel 2012 ha pubblicato il testo autobiografico Atman. Il respiro del bosco e il saggio Un popolo di frenetici informatissimi idioti, cui ha fatto seguito Dialogo sulla poesia. Con un'antologia poetica (a cura di P. Mattei, 2018).