Luigi Cavallaro. Il modello mafioso e la società globale 

La complessità delle verità storiche

Nel video Luigi Cavallaro, autore del saggio Il modello mafioso e la società globale, pubblicato nel 2004 da Manifestolibri, parla dei rapporti fra imprese transnazionali e Stati-nazione nelll'economia globale in mancanza di istituzioni pubbliche e poteri politici centrali e fa un paragone con la situazione della Sicilia degli inizi del XIX secolo. 

Leonardo Sciascia nel Contesto dice che il potere «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa», facendo egli stesso un salto di paradigma rispetto al Giorno della civetta, dove il potere mafioso era esterno a quello statale e ne condizionava l’efficacia. Non a caso il Contesto fu accolto dalle critiche della stampa comunista del tempo.
Oggi in un mondo globalizzato i flussi commerciali sono diventati globali e attraversano tutte le frontiere in assenza di un potere centrale capace di ergersi a garante della sicurezza dei traffici. E questo stato delle cose si può paragonare alla situazione che c’era in Sicilia all’indomani della riforma che nei primi anni del XIX secolo polverizza la società feudale e vede l’ascesa della borghesia in Sicilia.

Lo stato borbonico non ha la forza di proteggere la sicurezza dei traffici nell’isola e allora i commercianti si rivolgono a coloro che avevano patito la perdita del lavoro dalla fine del feudalesimo, quelli che Manzoni definisce i “bravi”, prima al servizio dei feudatari, che si mettono in proprio dando vita alle cosche, bande armate che esercitano la protezione dei traffici sul territorio, determinando la mercificazione della protezione pubblica. 

Si tratta della stessa situazione che esiste oggi sul mercato mondiale, dove manca un’autorità governativa centrale che garantisca il rispetto dei diritti. Gli stati proteggono le transazioni e le aree che rispondono ai propri interessi. Tutti gli interventi dispiegati negli ultimi trent’anni nel mondo da parte di “bande di stati” in determinati territori hanno avuto la connotazione di azioni rivolte alla tutela dei propri interessi. 

Non intendo fare discorsi sovversivi, la mia è un’analisi dei fatti e la caratteristica di chi vuole fare analisi sociali è ricordarsi la massima di Marx che diceva che “quando le cose si guardano più da vicino si vedono agire situazioni laddove prima sembrava che agissero soltanto persone”. Questo permette di separare l’analisi di una situazione dalla critica delle persone che in quelle situazioni hanno agito. Questo rende conto della complessità della verità, che spesso invece viene banalizzata. 


Il denaro è una forma del potere e se oggi ha tutto questo potere bisognerebbe interrogarsi sul modo in cui le strutture che sono state costruite a partire dagli anni 90 gli abbiano conferito tanto potere. 

Luigi Cavallaro (1966) è in magistratura dal 1992 e, dopo aver svolto per oltre vent'anni le funzioni di giudice del lavoro a Palermo, dal 2015 è consigliere della Sezione Lavoro della Corte di cassazione. È autore di numerosi articoli e saggi di argomento giuridico, storico, economico e filosofico pubblicati in riviste e in volume e ha curato la pubblicazione di testi di S. Satta, D. Hume, K. Marx, J. M. Keynes, R. Hilferding e A. Kollontaj.