Filippo Moretti. L'Armata tradita di Heinrich Gerlach

La guerra è la morte dei vivi

Nel video Filippo Moretti parla del romanzo L’Armata tradita di Heinrich Gerlach, un racconto-testimonianza della terribile Battaglia di Stalingrado.

Heinrich Gerlach, un uomo colto, che aveva compiuto studi di filologia latina, germanica e francese, fu promosso tenente (Oberleutnant) presso lo stato maggiore della 14ª divisione corazzata sul fronte di Stalingrado. Rimasto gravemente ferito cadde prigioniero dei sovietici e fu uno dei pochi sopravvissuti a questo violentissimo scontro, in cui furono inutilmente mandati al massacro oltre 300.000 soldati tedeschi. A partire dal settembre 1943, cambiando il ‘campo’, Gerlach partecipò alla fondazione della Lega degli Ufficiali tedeschi, schierata a fianco dei russi per combattere il nazismo. A testimonianza di che cosa fu l’orrore ingenerato da quella folle guerra, che egli ebbe massimamente modo di sperimentare direttamente e di toccare con mano a Stalingrado, l’ex ufficiale tedesco durante la prigionia in Russia scrisse un romanzo, l’Armata tradita, tradita perché a quei 300.000 uomini fu impartito l’ordine di resistere “ad ogni costo” anche allorquando tutto era ormai evidentemente perduto, venendo così mandati a morire come vittime sacrificali. Il manoscritto venne sequestrato a Gerlach dalla MWD; quando egli ebbe però modo nel 1950 di tornare libero in Germania, tentò di ricostruire passo per passo l’intero romanzo che egli aveva precedentemente scritto, facendo anche ricorso a tal fine a diverse tecniche di ipnosi. Gerlach si impegnò in questo lungo e faticoso lavoro dal 1951 al 1957, ovvero fino alla data di pubblicazione dello stesso. 
 

Ma che cos’è la guerra? La guerra è essenzialmente sinonimo di orrore, di un orrore che assume molteplici volti. Essa è innanzi tutto la morte dei morti. Ma la guerra è anche la morte dei vivi: chi prende parte alla guerra e vi sopravvive, dopo avere toccato con mano tutta la ferocia e tutta la potenza distruttiva di cui è capace l’uomo, non potrà mai più tornare ad essere quello che era prima, ossia l’essere umano, se vogliamo, quella creatura innocente, che era prima di avere toccato con mano l’orrore. Qualcosa si spezza, irrimediabilmente. Dopo avere toccato con mano l’orrore, l’umanità diviene una nuova umanità, i sopravvissuti, seppure ancora vivi, sono come morti. 
Filippo Moretti 

L’uomo che sperimenta l’orrore non riesce più a vedere negli altri uomini che dei potenziali carnefici, dei potenziali nemici, non riesce più a vedere nell’altro un amico, ma solo un nemico, un potenziale pericolo, una potenziale minaccia. Ai suoi occhi la ‘logica’ della vita cessa di essere quella del cum e diviene quella del contra, e con questo ha fine anche ogni positiva speranza nei confronti dell’umanità, nei confronti del futuro. Non si riesce ad avere più alcuna fiducia nell’essere umano, non si riesce, memori delle atrocità e degli orrori, veramente più a stare con gli altri, e questo perché viene in chiaro come, tutto sommato, gli esseri umani non siano altro che i discendenti di Caino. 
Filippo Moretti 

 

Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t'ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. 4 E questo sangue odora come nel giorno Quando il fratello disse all'altro fratello: «Andiamo ai campi». E quell'eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue Salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere, gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Salvatore Quasimodo 


Filippo Moretti consegue il titolo di Dottore in Filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele con una tesi su “L’ente e l"essenza in Tommaso d’Aquino” con relatore il prof. M. Cacciari. Studioso del pensiero dei Padri della Chiesa e di Teologia medievale, viene proclamato Dottore Magistrale in Filosofia del Mondo Contemporaneo presso la medesima università con una tesi su “Il pensiero di Dio. L’analogia nella teologia occidentale” sempre sotto la direzione del prof. M. Cacciari. Dal 2017 è segretario della consulta scientifica di Ek.statica. Ha compiuto gli studi dottorali presso la Facoltà di Teologia di Lugano e l’Università Vita-Salute San Raffaele, concludendoli con una tesi su “Teologia dell’ascendenza a Dio come potenziale umano necessario e punto di adattamento della discendenza salvifica di Dio”. Già Cultore della Materia in Filosofa della religione presso il San Raffaele di Milano, ha attualmente un contratto di insegnamento nell’ambito di Filosofia teoretica presso l’Università Telematica Pegaso, dove insegna “Filosofia dei legami sociali e dinamiche di comunità”. È autore di: Lettera di Aristotele ad Alessandro, 2017; Là dove finisce la parola 2019; Il pensiero di Dio. L’analogia nella teologia occidentale, 2020; Tradire Dante. Riflessioni sull’enigma del male a partire dalla Commedia dantesca.