Francesco Postorino. Una "nuova postmodernità"?

La drammatica coerenza del divenire

Nel video Francesco Postorino tratta alcuni temi che considera importanti ai fini della comprensione del recente passato e del nuovo presente.
L’Occidente, fino a due secoli fa, ha aderito con pari enfasi sia alla cornice dell’Essere che al Divenire. Nell’Ottocento, invece, dopo l’annuncio profetico di Nietzsche della morte di Dio, si spegne questo dualismo problematico.

Nel Novecento, il secolo della postmodernità, si afferma l’orizzonte del Divenire che brucia gli spazi dell’Essere, e ciò si riflette in tutti i campi della vita: nell’arte, nella scienza, nel pensiero, nell’economia, nella società e nei rapporti tra gli Stati. Eppure, in questo secolo, il Divenire ancora ammette dentro di sé il concetto della durata o della relativa permanenza; cioè ammette narrazioni o progetti di medio e lungo periodo.


Sempre nel Novecento, vi sono stati filosofi che hanno provato a mettere in discussione la nuova cornice riaprendo la partita del dualismo (Essere/Divenire), come hanno fatto alcuni pensatori laici e neo-illuministi (de Ruggiero, Calogero e Capitini), i quali hanno denunciato il nichilismo e lo storicismo assoluto di Benedetto Croce, riabilitando il “dover essere” kantiano. E di questo l’autore ha parlato nel suo secondo volume, dal titolo Croce e l’ansia di un’altra città (Mimesis, 2017); come se questi filosofi provassero “ansia” e desiderio verso un a priori che però il nuovo orizzonte ha respinto.

In breve, il Il Novecento non ha ammesso altro da sé, ma ha tollerato che dentro di sé si formassero progetti e piani più o meno stabili e durevoli. Oggi non è più così! Nell’epoca del post-Covid, che ho definito come 'nuova postmodernità', il Divenire non solo non ammette altro da sé, ma non accetta neppure che dentro di sé qualcosa possa minacciare la sua esistenza; il Divenire, quindi, si è fatto drammaticamente più coerente. 

Oggi non è vi è più nulla che possa intendersi come “permanente”! Lo dimostrano le vicende che vedono oggi lo sgretolamento degli equilibri istituiti all’indomani della Seconda guerra mondiale, quale retaggio novecentesco. Ma, in realtà, già da qualche anno è cominciata questa rivoluzione.E infatti nella fase del post-Covid, per la prima volta nella storia dell’Occidente, non si è innescata una reazione sistematica alla crisi epocale; non c’è stato, dunque, alcun macro-tentativo di risposta. Perché? È un nuovo tempo, e sta a noi capire come abitarlo, nella consapevolezza che non da oggi, o da ieri, ma da qualche anno è iniziata una nuova era. 

Francesco Postorino è un filosofo e saggista. Ha condotto ricerche presso l’Università “La Sorbona”, collabora con riviste nazionali e internazionali; ha scritto sul settimanale l’“Espresso”, e oggi scrive soprattutto sul quotidiano “Avvenire”. Nelle sue nuove ricerche, si occupa in particolar modo di nichilismo e di ciò che chiama la “nuova postmodernità”, e più in generale si interroga sulla condizione contemporanea. Ha pubblicato diverse monografie, tra cui: Carlo Antoni. Un filosofo liberista (pref. di Serge Audier, Rubbettino, 2016); Croce e l’ansia di un’altra città (Mimesis, 2017); L’altro Croce. Un dialogo con i suoi interpreti (Mimesis, 2018); Guido de Ruggiero. Il ritorno alla ragione, a cura di, insieme a Francesco Mancuso, (Rubbettino, 2018).