16 ottobre 1943 visto da Antonio Debenedetti

Il libro di Giacomo Debenedetti raccontato dal figlio

In questa intervista, rilasciata in occasione dei settant'anni del libro 16 ottobre 1943, scritto da Giacomo Debenedetti, Antonio, figlio di Giacomo, racconta com'è nato questo libro sulla deportazione degli ebrei dal Ghetto di Roma, com'è stato accolto dalla critica e cosa ha significato per lui leggerlo e specchiarsi nella storia dei perseguitati. Dalla Nota di Natalia Ginzburg all’edizione Sellerio:

Sembra che a parlare, nel racconto di Debenedetti, sia la stessa realtà. Le frasi si susseguono, alte, nitide, disadorne, severe, e su ciascuna di esse grava il peso d'una pietà immensa. Al modo dei rintocchi di un orologio, suonano le parole che portano all'implacabile conclusione.

Antonio Debenedetti nasce a  Torino il 12 giugno  1937, figlio del critico Giacomo Debenedetti, e risiede fin dall’infanzia a Roma . Esordisce nel 1972 con il libro Monsieur Kitsch. Collabora da anni con il Corriere della sera, di cui è inviato per la cultura. Ha scritto romanzi (In assenza del signor Plot, 1976; La fine di un addio, 1985; Se la vita non è vita, 1991, con cui ha vinto il Premio Viareggio),  e racconti come Ancora un bacio (1981), Spavaldi e strambi (1987), Amarsi male (1998). Giacomino (1994) è un libro di ricordi sul padre Giacomo. Tra gli ultimi libri: In due (2008), Il tempo degli angeli e degli assassini (2011), Racconti naturali e straordinari (2017) e Quel giorno quell'anno (2018).