Beppe Fenoglio e Alba: una lunga fedeltà

Lo scrittore e la sua città

Alba, capitale delle Langhe, città dai tetti rossi, è una città industriale e agricola insieme. Davide Lajolo, scrittore, ricorda Beppe Fenoglio, il letterato più illustre di Alba, nonché autore de I ventitré giorni della città di Alba. L'Alba di Fenoglio è una cittadina abitata da persone straordinarie, è la terra della malora che però ha riempito gli occhi dello scrittore di grande poesia e di grande narrativa. Fenoglio continuò a vivere ad Alba, le fu sempre fedele. 
 

I partigiani erano pe rlo più bravi ragazzi, che come tali avevano brutti difetti


Beppe (Giuseppe) Fenoglio nasce ad Alba (Cuneo), il 1º marzo 1922 da Amilcare e Margherita Faccenda. I genitori gestiscono una macelleria. Agli anni del liceo risale la sua passione per la lingua e la letteratura inglese e americana. S’iscrive alla Facoltà di Lettere di Torino. Chiamato alle armi, interrompe gli studi universitari. Nel 1943 frequenta un corso per allievi ufficiali; quindi viene trasferito a Roma, da dove, dopo l’armistizio dell’8 settembre, riesce a tornare ad Alba. Qui si arruola tra i partigiani. Negli ultimi mesi di guerra è ufficiale di collegamento con la missione inglese di stanza nel Monferrato. Dopo la liberazione, ritorna ad Alba. Lavora come procuratore presso un’azienda vinicola, la ditta Marenco e inizia a dedicarsi alla narrativa. Nel 1960 sposa Luciana Bombardi e nel 1961 nasce la figlia Margherita. Nel 1949 l’editore Einaudi rifiuta la sua prima raccolta Racconti della guerra civile; e l’anno successivo Elio Vittorini, sempre per Einaudi, gli consiglia di sacrificare il romanzo La paga del sabato per ricavarne due racconti. Solamente nel 1952 Vittorini gli pubblica, nella collana di narrativa I gettoni, di Einaudi, la raccolta di racconti I ventitregiorni della città di Alba. Poi, nel 1954, sempre nella stessa collana, esce il romanzo breve, centrato sul mondo delle Langhe, La malora. Deluso dalla sfavorevole accoglienza della critica e dalle riserve espresse da Vittorini su La malora, rompe con Einaudi e nel 1959 pubblica presso Garzanti il romanzo Primavera di bellezza, per il quale nel ’60 gli viene assegnato il Premio Prato. Nel 1962, inoltre, vince il Premio Alpi Apuane per il racconto Ma il mio amore è Paco, apparso sul n.150 di «Paragone». Nella notte tra il 17 e il 18 febbraio 1963 Fenoglio muore a Torino per un cancro ai polmoni. Nello stesso 1963 viene edita, insieme con Una questione privata, la raccolta di racconti Un giorno di fuoco, che ottiene il Premio Puccini-Senigallia. Postumi appaiono Frammenti di romanzo su «Cratilo» (luglio 1963), Aloysius Butor su «45° Parallelo» (1964) e L’affare dell’anima su «Fenoglioinedito» (1968). Dai manoscritti, raccolti ad Alba in un apposito Fondo Fenoglio sono stati ricavati: Il partigiano Johnny, vincitore del Premio Prato (1968) e La paga del sabato (1969).