Il Canto VI dell'Inferno secondo Vallone e Pasquazi

Dalla Biblioteca Vallicelliana di Roma

I professori Aldo Vallone e Silvio Pasquazi, nella suggestiva cornice della biblioteca Vallicelliana di Roma, commentano il sesto Canto dell'Inferno. Si tratta di un canto breve, ma denso di significato e di rimandi. Tutti i sesti canti infatti affrontano il tema politico. Questo, inoltre, è intriso di realismo e cortesia, di contrapposizione tra toni mesti e toni forti, caratteri tipici della tragedia. Tra le anime dei golosi, Dante incontra il fiorentino Ciacco, che qui è un personaggio basso, contrapposto all'alta funzione che gli viene affidata nel pronunciare il messaggio politico e nel vaticinare le vicende fiorentine tra il 1300 e il 1302. Al centro dell'invettiva contro Firenze, dicono i commentatori, dominata da superbia, invidia e avarizia, aleggia, per contrapposizione, una precisa nozione di "umanesimo civile". Dove si trovano le anime più insigni della Firenze di Dante? Nei cerchi più bassi: tra eretici, sodomiti e seminatori di discordie, risponde Ciacco. Qui Vallone e Pasquazi rimarcano il tema della imprevedibilità dei disegni divini. "Quando tu sarai nel dolce mondo..." è il dolcissimo commiato di Ciacco a Dante, il quale subito ripiomba, per contrapposizione, in uno stato di ebetudine. Il canto si chiude, infine, con una "questio filosofica" sul ricongiungimento di anima e corpo dopo il giudizio universale.

Io sono al terzo cerchio, de la piova 
etterna, maladetta, fredda e greve; 
regola e qualità mai non l’è nova. 

 Grandine grossa, acqua tinta e neve 
per l’aere tenebroso si riversa; 
pute la terra che questo riceve. 

Cerbero, fiera crudele e diversa, 
con tre gole caninamente latra 
sovra la gente che quivi è sommersa. 

Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, 
e ’l ventre largo, e unghiate le mani; 
graffia li spirti, ed iscoia ed isquatra. 

Urlar li fa la pioggia come cani; 
de l’un de’ lati fanno a l’altro schermo; 
volgonsi spesso i miseri profani. 

 Aldo Vallone nasce a Galatina il 1º novembre 1916 e qui muore il 23 giugno 2002. È stato prima docente nei licei, preside e poi provveditore agli studi e ispettore del Ministero della Pubblica Istruzione. Professore incaricato presso la facoltà di Magistero di Lecce, diviene ordinario in quella di Bari, e infine passa alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Napoli, della quale è stato Professore Emerito.

Silvio Pasquazi nasce a Roma il 14 gennaio 1919 e qui muore il 20 dicembre 1990. Dopo aver conseguito la laurea in lettere, fu docente di Letteratura Italiana presso l’Università di Bari, di Verona e, come professore ordinario, nell'Ateneo di Perugia e, dal 1974, presso la Facoltà di Magistero dell’Università di Roma La Sapienza.
 

Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.