Grazia Deledda, la sua storia e la sua Sardegna

Un profilo biografico e intellettuale

I paesaggi dei luoghi d’infanzia e una carrellata di ritratti fotografici fanno da sfondo alla ricostruzione biografica della scrittrice Grazia Deledda, da quando, ventenne, in un'epoca e in una terra che non premiavano l'ambizione femminile, scriveva nel suo diario "sono piccolissima" e "ardita come un gigante", allo scandalo della prima opera, Fior di Sardegna (1892), alla tempestosa vena creativa che le fruttò cinquantasei romanzi, al successo crescente, fino al premio Nobel, assegnatole nel 1927. Grazia Deledda ha saputo raccontare come nessuno da una parte i paesaggi aspri e meravigliosi della sua terra e dall'altra le durezze della società patriarcale sarda della sua epoca. Da Fior di Sardegna:

Guai a chi ha un po' di fortuna nelle piccole città di provincia, e non nella sola Sardegna, ma nel mondo intero. L'invidia plasma subito la sua croce e la pone addosso al malcapitato che, se di animo dolce e tranquillo, finisce col maledire la sorte che lo solleva alquanto e rimpiange il tempo in cui, piccolo e sconosciuto, non destava invidia, né veniva tormentato da maldicenze e calunnie.

 

Grazia Deledda nasce a Nuoro il 27 settembre 1871. Frequenta solo le scuole elementari, ma l’ambiente familiare nel quale cresce le consente di studiare l’italiano, il francese e di coltivare i suoi interessi per la cultura. Appassionata lettrice, da giovane inizia a scrivere racconti. Nel 1900 si trasferisce a Roma dove risiederà sino alla morte. A 21 anni pubblica il suo primo romanzo Fior di Sardegna. Nel 1913 esce il suo capolavoro, Canne al vento, in cui pone al centro la fragilità dell'individuo travolto da un destino cieco e crudele. Nel 1926, seconda donna nella cronologia del premio, vince il Nobel per la letteratura. Il suo romanzo autobiografico, Cosima, esce nel 1937, un anno dopo la sua morte.