Il III canto dell'Inferno illustrato da Borsellino e Tartaro

Dalla Biblioteca Vallicellliana di Roma

Una lezione registrata all'interno della prestigiosa biblioteca Vallicelliana di Roma con i professori Nino Borsellino e Achille Tartaro. Dante e la sua guida si trovano nell'Antinferno, dove comincia a prefigurarsi il paesaggio infernale. Qui appare Caronte, "un demonio grottesco". Dante deve superare ogni viltà o esitazione per intraprendere il cammino: in lui siincarna l'eroe moderno, personaggio esemplare dell'iconografia cristiana. Sfila, poi, la prima schiera di dannati, "schiera originale di peccatori senza peccato", che il commentatore avvicina alliimmagine di Eliot nella sua Terra desolata. Occasione, che Dante non perde, per condannare l'innominato e innominabile Celestino V. Condizione opposta a quella della povertà di spirito dei peccatori senza peccato è quella che riconduce i commentatori a sottolineare il tema della magnanimità, virtù cristiana che ha il suo archetipo nel modello virgiliano. Anche per la bella similitudine che chiude il canto (le foglie d'autunno), i commentatori si rifanno agli esempi classici.

 Per me si va ne la città dolente, 
per me si va ne l’etterno dolore, 
per me si va tra la perduta gente. 

Giustizia mosse il mio alto fattore: 
fecemi la divina podestate, 
la somma sapienza e ’l primo amore. 

Dinanzi a me non fuor cose create 
se non etterne, e io etterno duro. 
Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate. 

Nino Borsellino nasce a Reggio di Calabria nel 1929. È stato professore di letteratura italiana presso l'Università di Roma La Sapienza, dove dal 1995 ha insegnato storia della critica letteraria.

Achille Tartaro nasce a Napoli il 18 febbraio 1936. Professore di letteratura italiana presso l'Università di Roma La Sapienza, si dedica principalmente allo studio della letteratura italiana del Trecento, di Dante Alighieri e di Giacomo Leopardi. Muore a Roma il 3 novembre 2008.

Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.