Divina Commedia: Paradiso, Canto VI

Il commento di Borsellino e Tartaro

Nino Borsellino e Achille Tartaro, nella prestigiosa cornice della biblioteca Vallicelliana di Roma, commentano il Canto VI del Paradiso. Quello politico è uno dei temi chiave della Commedia. Così, in questo sesto Canto del Paradiso, come già nel sesto delle altre due cantiche, il tema politico trova il suo suggello nella viva voce dell`imperatore Giustiniano. Questi narra la storia di Roma, in un`abile sintesi, dallo sbarco di Enea in poi. La grandezza di Roma è rappresentata simbolicamente dal volo prodigioso dell`aquila imperiale, dicono i commentatori, ed è finalizzata all`urgenza, secondo il punto di vista di Dante, della restaurazione del potere imperiale, in una realtà scossa dalle lotte di parte e dal disordine. Nell`ultima parte del Canto, Dante trova lo spazio per inserire la figura esemplare di un uomo onesto e giusto: Romeo di Villanova, ministro di Berengario lV, principe di Provenza.
 

Poscia che Costantin l’aquila volse
contr’ al corso del ciel, ch’ella seguio
dietro a l’antico che Lavina tolse,

cento e cent’ anni e più l’uccel di Dio
ne lo stremo d’Europa si ritenne,
vicino a’ monti de’ quai prima uscìo;

e sotto l’ombra de le sacre penne
governò ’l mondo lì di mano in mano,
e, sì cangiando, in su la mia pervenne.

Cesare fui e son Iustinïano,
che, per voler del primo amor ch'i' sento,
d'entro le leggi trassi il troppo e 'l vano.


Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.