Il canto I dell'Inferno commentato da Petrocchi e Baldelli

Dalla Biblioteca Vallicelliana di Roma

Composta da Dante Alighieri tra il 1308 e il 1321, la Divina Commedia è un poema allegorico scritto in volgare. L’opera è il cammino verso la salvezza che ogni uomo può intraprendere attraverso il mistico viaggio compiuto da Dante nei tre regni dell’Aldilà, sotto la guida prima di Virgilio, poi di Beatrice e infine di San Bernardo. Il poema è costituito da 100 canti in endecasillabi, precisamente 33 canti per ognuna delle 3 cantiche (Inferno, Purgatorio e Paradiso) più un canto di proemio. In questo video Giorgio Petrocchi e Ignazio Baldelli introducono al contenuto e al valore tematico del primo canto dell’opera. Il proemio pone il problema generale di cosa sia la Commedia, una vera e propria visione mistica di Dante, oppure una fictio poetica nella quale il poeta inserisce da subito allegorie e metafore che simboleggiano il decadimento del mondo contemporaneo a causa dell’assenza di due guide essenziali, i capi di Stato e Chiesa.

Nel mezzo del cammin di nostra vita
mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.                                          

Ahi quanto a dir qual era è cosa dura
esta selva selvaggia e aspra e forte
che nel pensier rinova la paura!                                     

Tant’è amara che poco è più morte;
ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai,
dirò de l’altre cose ch’i’ v’ho scorte.                               

Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai.     

 

Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.