La Certosa di Parma secondo Alberto Moravia

Letture d'autore

Romanziere raffinatissimo, appassionato d'arte, autore di numerosi diari di viaggio, Stendhal (Grenoble, 23 gennaio 1783 – Parigi, 23 marzo 1842) coltivò per tutta la vita un particolare amore per l'Italia. Il Bel Paese è protagonista anche di una delle sue opere più note, La certosa di Parma, che insieme a Il Rosso e il Nero è ricordato fra i più importanti romanzi di formazione dell'Ottocento. Nel documento che vi proponiamo, a commentarlo è una voce unica ed esclusiva: quella di Alberto Moravia. Moravia nutriva un'ammirazione particolare per Stendhal e non ha mai fatto mistero di come questo, insieme a Marcel Proust, fosse l'autore che amava di più. Nell'intervista con Antonio Debenedetti, Moravia racconta del complesso rapporto che lo avvicinava al romanziere francese e approfondisce, proprio attraverso l'analisi de La certosa di Parma, lo stile rapido, “tutto movimento”, che attraversa in modo peculiare quest’opera. Proprio a proposito de La certosa di Parma, Alberto Moravia ci regala una sorprendente rivelazione: racconta infatti che, nonostante fosse il romanzo di Stendhal che nel complesso apprezzava di meno, dopo aver scritto Gli indifferenti (pubblicato nel 1929), spinto dalla ricerca di nuove modalità espressive con cui integrare la sua scrittura, tornò a riconsiderare - apprezzandolo - lo stile stendhaliano, cui si ispirò in parte ne La mascherata del 1941. L'incipit della Certosa di Parma:

Il 15 maggio 1796 fece il suo ingresso in Milano il generale Bonaparte a capo del giovane esercito che, varcando il ponte di Lodi, aveva testé annunciato al mondo che dopo tanti secoli Cesare ed Alessandro avevano un successore. I miracoli di valore e di genio a cui assistette l’Italia nel volgere di pochi mesi ridestarono un popolo addormentato; i Milanesi, non più di otto giorni prima che arrivassero i Francesi, li reputavano solo una accozzaglia di briganti, abituati immancabilmente a scappare davanti alle truppe di Sua Imperial Regia Maestà: era comunque quanto si sentivano ripetere tre volte la settimana da un giornaletto grande un palmo, stampato su cartaccia.


Alberto Moravia è lo pseudonimo di Alberto Pincherle. Nasce a Roma il 28 novembre 1907 e qui muore il 26 settembre 1990. Esordisce con Gli indifferenti (1929). Tra i suoi romanzi più noti: Agostino (1944), L'amore coniugale (1949), La ciociara (1957), La noia (1960), L'uomo che guarda (1985). Collaboratore del Corriere della sera e di vari periodici (tra cui L'Espresso, dove ha redatto la rubrica cinematografica), è stato tra i fondatori della rivista Nuovi argomenti, che ha diretto con altri fino alla morte. È stato deputato al Parlamento europeo (1984-89). Ha scritto per il teatro; viaggiatore instancabile ha raccolto le sue esperienze in paesi diversi in saggi tra cui Un mese in URSS (1958); Un'idea dell'India (1962); La rivoluzione culturale in Cina (1968); A quale tribù appartieni? (1972); Lettere dal Sahara (1981). Le opere di Moravia hanno avuto varie trasposizioni cinematografiche e sono state tradotte in molte lingue. Postumi sono usciti il romanzo La donna leopardo (1991), la raccolta di articoli Diario europeo (1992) e il volume di racconti Romildo (1994).