Mario Tobino: io, medico di manicomio

Trentacinque anni tra i matti

Mario Tobino racconta la sua straordinaria esperienza di psichiatra: trentacinque anni vissuti da medico e direttore nell’ospedale psichiatrico di Lucca, alloggiando all'interno, nelle due stanzette che ci mostra il filmato. Sono le stesse stanze in cui, da scrittore, ha steso i suoi libri. E il manicomio è lo stesso che ha narrato nelle pagine di Le libere donne di Magliano.

Ho avuto sempre frequenza con i deliri, e non ci sono neppure stato male

Tobino ricorda che da studente aveva già la predisposizione "a leggere oltre le fronti" e ad immedesimarsi: insomma, a diventare psichiatra. Traccia il bellissimo ritratto di una sua paziente del contado "affetta da un delirio di danno, di rovina, preda di una tirannia nazista di questo suo delirio", che un giorno si riprende grazie al riemergere dell'amore per i suoi due figli.

Anche i matti sono creature degne d’amore

Mario Tobino nasce il 16 gennaio 1910 a Viareggio. Nel 1936 si laurea in medicina all'Università di Bologna. Esordisce in letteratura nel 1934 con i versi Poesie per poi dedicarsi alla narrativa dal 1942 con il romanzo Il figlio del farmacista e i racconti di La gelosia del marinaio. Dopo la sua esperienza in Libia, a seguito della seconda guerra mondiale, trae ispirazione per due romanzi: Il deserto della Libia e Il perduto amore. Da Il deserto della Libia nascono due differenti adattamenti cinematografici: Scemo di guerra di Dino Risi e Le rose del deserto di Mario Monicelli. Partecipa alla Resistenza contro il nazifascismo. Nel 1962 vince il premio Strega con Il clandestino e nel 1972 il Campiello con i racconti di Per le antiche scale. In questo periodo conosce la futura moglie, la sorella della scrittrice Natalia Ginzburg.  È direttore dell'ospedale psichiatrico di Lucca. Pubblica il suo ultimo romanzo Il manicomio di Pechino nel 1990 e muore un anno dopo ad Agrigento, dove è andato a ritirare il Premio Luigi Pirandello.