Mario Tobino: le case marinare erano gentili

Il racconto dei propri esordi letterari

Mario Tobino racconta i suoi esordi di scrittore: ragazzo in una Viareggio ancora marinara, si vede pubblicate le prime poesie sulla rivista Il selvaggio di Mino Maccari. A quella emozione ne segue un’altra altrettanto forte: l'incontro con Ardengo Soffici, residente nella stessa Versilia, a Forte dei Marmi. Una giornata di Ferragosto dei primi anni Trenta che, nei suoi ricordi, resta indimenticabile:

"Soffici era il granduca del Selvaggio.  Mi trattò come un pari, come un amico. Era profondamente ingenuo e per questo sapiente.

Mario Tobino nasce il 16 gennaio 1910 a Viareggio. Nel 1936 si laurea in medicina all'Università di Bologna. Esordisce in letteratura nel 1934 con i versi Poesie per poi dedicarsi alla narrativa dal 1942 con il romanzo Il figlio del farmacista e i racconti di La gelosia del marinaio. Dopo la sua esperienza in Libia, a seguito della seconda guerra mondiale, trae ispirazione per due romanzi: Il deserto della Libia e Il perduto amore. Da Il deserto della Libia nascono due differenti adattamenti cinematografici: Scemo di guerra di Dino Risi e Le rose del deserto di Mario Monicelli. Partecipa alla Resistenza contro il nazifascismo. Nel 1962 vince il premio Strega con Il clandestino e nel 1972 il Campiello con i racconti di Per le antiche scale. In questo periodo conosce la futura moglie, la sorella della scrittrice Natalia Ginzburg.  È direttore dell'ospedale psichiatrico di Lucca. Pubblica il suo ultimo romanzo Il manicomio di Pechino nel 1990 e muore un anno dopo ad Agrigento, dove è andato a ritirare il Premio Luigi Pirandello.

 

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