Michael Frank, I formidabili Frank
Un memoir
I formidabili Frank di Michael Frank (traduzione di Federica Aceto, Einaudi) è un memoir molto particolare: l’io narrante viene scelto dai coltissimi zii californiani per coprire il posto del figlio che non sono riusciti ad avere e negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza subisce un indottrinamento artistico che, da una parte lo rende speciale, dall’altra lo allontana dai coetanei. La vera protagonista del romanzo è Hank, la zia, che lui da piccolo considera “l’essere umano più magico che avessi mai conosciuto”. La zia lo trascina con sé in negozi d’antiquariato, gli fa ascoltare musica, leggere libri, visitare musei, lo riempie di regali, ma soprattutto non smette mai di dargli ammaestramenti come “crea bellezza tutte le volte che puoi”, “non devi mai avere paura di osare”, “integrarsi è la morte, devi distinguerti dai tuoi amici”. A scuola Frank viene bullizzato dai compagni (ce n’è in particolare uno, Albert, che lo tortura pubblicamente ma il pomeriggio si comporta con lui come il migliore dei compagni di studio) e a casa viene invidiato dai due fratelli a cui la zia riserva minori attenzioni, finché i suoi genitori non intervengono per limitare gli effetti di questo dominio assoluto (con la complicazione che il padre di Frank è il fratello di Hank e che il marito di Hank è il fratello della madre del ragazzo e che per tutti loro è difficile opporsi ai voleri della loro temibile congiunta). Anche zio Irving è un personaggio fantastico: sceneggiatore di successo come la moglie, è eccentrico, acuto, ironico, elegante; il suo unico limite è la devozione esclusiva alla donna che ha sposato e l’incapacità di porre freno al suo dispotismo. Inoltrandosi nell’adolescenza, Frank comincia a vedere i limiti della zia, la fa infuriare perché tenta di sottrarsi alla sua influenza e infine scappa fino in Italia per trovare un posto tutto per sé. Un bellissimo racconto che fa riflettere sul valore dei rapporti familiari e sulle loro distorsioni.
Ancora non ho capuito bene come mai sono finito in Italia. All'università ho studiato francese e spagnolo, solo dopo ho cominciato a studiare un po' di italiano. Poi ho pensato: dai, vado in Italia e vedo un po' com'è, così come uno pensa quando ha 21 anni. Però adesso mi rendo conto che ho scelto l'Italia perché non faceva parte del giro classico degli zii che andavano a Londra, a Parigi, ogni tanto una tappa a Roma o Firenze ma non avevano una passione per l'Italia.
Michael Frank vive tra New York e la Liguria. È scrittore e saggista e ha lavorato per dieci anni per la Los Angeles Times Book Review. I suoi reportage di viaggio sull'Italia, scritti per il New York Times, sono stati raccolti e pubblicati in Italy: The Best Travel Writing from The New York Times.