Patrizia Cavalli, Shakespeare in scena
Quattro forme di ginnastica
Patrizia Cavalli traduce La tempesta, Sogno di una notte d’estate, Otello e La dodicesima notte: il libro Shakespeare in scena pubblicato da Nottetempo raccoglie il suo corpo a corpo con i testi shakespeariani. Il tradurre dovrebbe raccogliere una forma non propria, sostiene Cavalli. Nel Sogno ha realizzato una "ginnastica ritmica", legata alla rima ossessiva; in Otello, che le ha dato una grandissima soddisfazione, i personaggi esistono in quanto linguaggio, in quanto tono di voce.
Ma mi sembri confuso, figlio mio,
come sgomento: stai allegro, su.
I nostri giochi ora sono finiti.
Questi attori erano tutti spiriti,
te l’ho già detto, e si sono dissolti
in aria, in aria fina. E come il fragile
edificio di questa visione,
le torri coronate di nuvole,
i palazzi magnifici, i templi
solenni, lo stesso grande globo,
sí, con quello che contiene, tutto
dovrà disfarsi e poi svanire,
La tempestae come questa vuota mascherata
non lascerà di sé neanche un soffio.
Siamo fatti della stessa materia
dei sogni e la nostra breve vita
è avvolta in un sonno.
Patrizia Cavalli nasce a Todi il 17 aprile 1947. Ha pubblicato le raccolte di versi: Le mie poesie non cambieranno il mondo (1974), Il cielo (1981), Poesie 1974-1992 (Einaudi, 1992), L’io singolare proprio mio (Einaudi, 1999), Sempre aperto teatro (Einaudi, 1999), Pigre divinità e pigra sorte (Einaudi, 2006), Datura (Einaudi, 2013), Vita meravigliosa (Einaudi 2020). In prosa ha scritto Con passi giapponesi (Einaudi 2019). Per le musiche di Diana Tejera ha realizzato i testi di Al cuore fa bene far le scale (con CD audio, Dati Voland, 2012). Ha tradotto dall’inglese e dal francese narrativa e teatro. Muore a Roma il 21 giugno 2022.
William Shakespeare (Stratford-upon-Avon 1564-1616) è forse l'autore più importante della letteratura inglese e artista tra i più alti di ogni tempo e paese; l'universalità delle sue opere, la modernità dei personaggi, l’introspezione psicologica e esistenziale ne rendono solo in parte la grandezza. I suoi testi teatrali, commedie e tragedie, da 400 anni continuano a essere rappresentati in tutto il mondo, grazie alla capacità ineguagliata di indagare i sentimenti dell'animo umano: dall’estasi d'amore, alla crudeltà più bieca, dalla rivalità, alle invidie e gelosie, dal desiderio di potere a quello di giustizia, dal carattere illusorio dell’esistenza, alla fugacità della vita. I suoi personaggi fanno parte del nostro patrimonio genetico, sono tanto reali e concreti da essere lo specchio degli esseri umani di ogni tempo, in ognuno possiamo trovare qualcosa di noi. Partendo dal principe Amleto, forse il punto più alto raggiunto, al Re Lear, al sanguinario Macbeth e la sua Lady, il divertente e bonario Falstaff, gli amanti di Verona Romeo e la tenera Giulietta, il perfido e calcolatore Jago e Otello, Cleopatra e il suo Antonio, e poi Giulio Cesare, l'ebreo Shylock, Riccardo III e la sua brama di potere e infine il mago Prospero che ci ricorda: "noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni e la nostra breve vita è cinta di sonno". Il grande drammaturgo inglese ha saputo fare del mondo un teatro, grazie alla sua straordinaria forza poetica, dando vita a un gioco di contrasti tra: amore e odio, prepotenza e sacrificio, realtà e immaginazione, follia e saggezza. Con la sua poesia, Shakespeare ha rinnovato il linguaggio, ha inventato una lingua nuova per ogni personaggio, per ogni stato d'animo, immediata e concreta. E la sua straordinaria originalità nel saper rielaborare le fonti delle tragedie e delle commedie, attingendo alla tradizione del teatro popolare inglese, alle cronache medievali, a novelle spagnole, latine e alla cultura italiana. Della sua vita si hanno poche notizie, solo fonti primarie di informazioni e il dibattito sulla cronologia delle opere è ancora aperto e discusso da molti studiosi.