Il tema del viaggio nella Divina Commedia

Con Franco Cardini, Moni Ovadia e Davide Rondoni

Questa puntata dello Speciale Dante affronta uno dei temi nodali dell’universo dantesco: il viaggio. Come commenta Davide Rondoni:

Tutte le grandi culture hanno nella propria radice il racconto di un grande viaggio: l'Esodo per il popolo ebraico, noi sicuramente la Commedia, o l'Eneide, o l'Iliade e l'Odissea.


Attraverso gli interventi degli intervistati il video fornisce un quadro dei significati simbolici e letterari del viaggio dantesco: il bagaglio immaginativo apportato alla cultura occidentale, il suo legame indissolubile con la ricerca della conoscenza, le referenzialità sparse nella Commedia afferenti al viaggio reale, da esule, del Dante autore.

 

Il viaggio, inquadrato da una prospettiva archetipica, è notoriamente legato ad un percorso che porta alla purificazione, quasi alla perfezione, come commenta Franco Cardini:

Quindi da un lato il sogno come progetto profondo dell`essere umano, dall'altra il viaggio come metafora della vita, e infine appunto la meta, come perfezione alla quale si vuole giungere e non è detto che poi tutti ci si arrivi.


Il Dante personaggio è cosciente del suo viaggio, cosciente fin dal primo verso potremmo dire, cosciente del significato spirituale che questo viaggio assume. Anche Dante si affianca ai grandi viaggiatori – lui sa benissimo che lo sta facendo e lo dice esplicitamente quando dice “Io non sono Enea, non sono San paolo – che è un altro grande viaggiatore lui sta dicendo “Io sono come questi, mi affianco allo stesso tipo di viaggio. È un viaggio appunto – pensiamo ad Enea, pensiamo a San Paolo - che ha due grandi caratteristiche: di essere un viaggio geografico – nella geografia della storia, del visibile – ma è anche un grande viaggio nella geografia dell’invisibile, nella geografia interiore di un uomo.

Il celebre canto di Ulisse e il personaggio Omerico mettono in luce uno dei significati più profondi del viaggio dantesco: la ricerca della conoscenza, come commenta Moni Ovadia:

A chi si domandasse perché leggere oggi Dante, basterebbe un solo verso per rispondere, ha la capacità di spiegare la vita più di molte chiacchiere vane. Questo è il verso che Dante mette in bocca ad Ulisse: ‘Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza’. In questo verso Dante sintetizza, con una pregnanza che non ha precendenti, quello che dovrebbe essere il senso della vita: un viaggio conoscitivo.


Dante Alighieri, considerato il padre della lingua italiana nonché pilastro della letteratura mondiale, nacque a Firenze tra il 21 maggio e il 21 giugno del 1265. La sua opera più importante, la Comedìa, conosciuta come la Divina commedia e composta tra il 1306 e il 1321, è letta e studiata in tutto il mondo e rappresenta probabilmente la più importante testimonianza della letteratura medievale e del dolce stil novo. Tra le sue altre, magistrali e celeberrime opere ricordiamo: la Vita Nova, composta tra il 1292 e il 1293, dedicata all'amore per Beatrice e che comprende il sonetto Tanto gentile e tanto onesta pare; il Convivio, composto tra il 1303 e il 1308, in cui emerge il ruolo civile della letteratura; il De vulgari eloquentia, trattato composto in latino tra il 1303 e il 1304 in cui Dante difende la dignità e l'importanza della lingua "volgare"; e De monarchia, opera composta tra il 1310 e il 1313 in cui convergono tutto il suo pensiero e la sua filosofia politica. Muore a Ravenna, in esilio dalla sua amata Firenze, nella notte tra il 13 e il 14 settembre del 1321.