Vasco Pratolini: la vita semplice di Firenze

A trent'anni dalla morte

Un approfondimento sul rapporto tra Vasco Pratolini e la sua città natale, Firenze, attraverso immagini dello scrittore al lavoro e del quartiere fiorentino di Santa Croce. La scrittura del romanziere toscano ha intrattenuto uno stretto legame con la topografia e i personaggi di questo angolo di città. Santa Croce torna in chiave autobiografica in Cronaca familiare, in Cronache di poveri amanti e in quel racconto di lavoro e di carcere che è Metello.
L'incipit del Quartiere:

Noi eravamo contenti del nostro Quartiere. Posto al limite del centro della città, il Quartiere si estendeva fino alle prime case della periferia, là dove cominciava la via Aretina, coi suoi orti e la sua strada ferrata, le prime case borghesi, e i villini. Via Pietrapiana era la strada che tagliava diritto il Quartiere, come sezionandolo fra Santa Croce e l’Arno sulla destra, i Giardini e l’Annunziata sulla sinistra. 

Vasco Pratolini nasce a Firenze il 19 ottobre 1913 e muore a Roma il 12 gennaio 1991. Da ragazzo fa vari mestieri, studiando da autodidatta. Conosce Rosai e Vittorini e si lega agli ambienti del fascismo di sinistra. Passa presto all'antifascismo, avvicinandosi alle posizioni comuniste. Comincia a farsi conoscere nell'ambiente di "Letteratura" e di altre riviste fiorentine. Nel 1939 si trasferisce a Roma; partecipa alla lotta partigiana e alla fine del 1945 si trasferisce a Napoli, dove insegna all'Istituto Statale di Arte. Nel 1951 torna a Roma, dove poi resta a vivere fino alla morte.I suoi primi racconti (Il tappeto verde, 1941; Via de' Magazzini, 1942; Le amiche, 1943; poi riuniti, con altri, sotto il titolo Diario sentimentale, 1956) sono ispirati ai ricordi della sua adolescenza. Seguirono una serie di racconti e romanzi: Il quartiere, 1944; Cronaca familiare, 1947; Cronache di poveri amanti, 1947; Mestiere di vagabondo, 1947; Un eroe del nostro tempo, 1949; Le ragazze di Sanfrediano, 1952. Con Metello (1955) lo scrittore offre un ampio affresco di vita collettiva e individuale, sociale e sentimentale. Metello fa parte della trilogia «Una storia italiana» con Lo scialo (1960) e Allegoria e derisione (1966). Da sceneggiatore lavora tra gli altri con Carlo Lizzani, Roberto Rossellini e Luchino Visconti.