Umberto Galimberti. L'anima

Un concetto di derivazione platonica

Secondo Umberto Galimberti, intervistato al Festival della Filosofia di Modena 2018 Verità, quello di anima, è un concetto di derivazione platonica e non cristiana come comunemente si crede. Platone se ne serve per fondare la sua teoria della conoscenza: non potendo fondare una conoscenza universale, scientifica sulla base delle informazioni soggettive provenienti dal corpo, ma avendo bisogno di criteri oggettivi, che sono dati solo dalle idee astratte, inventa l’anima come figura capace di conoscenza astratta. Aristotele, più empirista di Platone, identifica l’anima con la vita del corpo. Nella tradizione giudaica c’era la parola nefesh  che, quando la Bibbia è stata tradotta in greco, è stata  resa con psiche, che vuol dire anima (e implica il dualismo con il corpo), nefesh però non vuol, dire anima, ma respiro e identifica tutti gli organi del corpo coinvolti nella respirazione. 

A introdurre il concetto di anima nel cristianesimo fu il neoplatonico Agostino, che spostò  la parola psiche dalla sfera della conoscenza a quella della salvezza e da qual momento il cristianesimo ha mantenuto  il dualismo di anima e corpo, fino a Cartesio che l’ha radicalizzato. 
La psicanalisi è ancora vittima di questo dualismo psicologico e non a caso parla, senza alcun  fondamento scientifico, di somatizzazione e di psicosomatica.

Bisogna invece recuperare, come insegna la fenomenologia, il concetto che la psiche non è altro che il rapporto tra corpo vivente e mondo, ma per questo è necessario riscattare il corpo dalla visione cartesiana che l’ha ridotto a organismo, organismo che non è in rapporto al mondo, ma alle modalità con cui la scienza visualizza il corpo.  
Galimberti parla poi del concetto di anima nell’accezione junghiana e hillmaniana, che vuol dire vita, sensazione,  sensualità ma, inteso in questo modo, si tratta di una finzione letteraria e non di un organo.  

Nella religione cristiana la Parola, che era il fondamento della religione giudaica,  diventa carne, per cui il cristianesimo è una religione corporea. Quando Paolo di Tarso dice agli ateniesi che noi risorgeremo con il nostro corpo suscita la loro ilarità. I cristiani quando recitano il Credo dichiarano di credere nella risurrezione dei corpi, non nell’immortalità dell’anima. 


Umberto Galimberti ha insegnato Filosofia della storia presso l’Università “Ca’ Foscari” di Venezia. Fissando il proprio sguardo filosofico sui confini tra ragione e follia, nei suoi studi ha indagato con metodo genealogico le nozioni di simbolo, corpo e anima, rendendo visibili le tracce del sacro che persistono nella nostra civiltà dominata dalla tecnica. Tra i suoi libri: Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica (Milano 1999); Orme del sacro (Milano 2000, premio Corrado Alvaro 2001); La lampada di psiche (Bellinzona 2001); I vizi capitali e i nuovi vizi (Milano 2003); Le cose dell’amore (Milano 2004); Il tramonto dell’Occidente (Milano 2005); La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla consulenza filosofica (Milano 2006); L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani (Milano 2007); Il segreto della domanda. Intorno alle cose umane e divine (Milano 2008); I miti del nostro tempo(Milano 2009); Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto (Milano 2012); Eros e psiche (Milano 2012); La morte dell’agire e il primato del fare nell’età della tecnica (Milano 2013); La terra senza il male (Milano 2013); Idee: il catalogo è questo (Milano 2013); Il segreto della domanda. Intorno alle cose umane e divine (Milano 2013); Giovane, hai paura? (Venezia 2014); L’usura della terra (Milano 2014); La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo (Milano 2018); Nuovo dizionario di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze (Milano 2018). L’editore Feltrinelli pubblica l’edizione delle sue Opere.