Antonietta Pastore, Mia amata Yuricho

Dopo la bomba atomica

In Mia amata Yuriko (Einaudi) Antonietta Pastore, traduttrice italiana di Murakami e di altri scrittori giapponesi, racconta un viaggio con la suocera a Etajiama dalla sorella di questa Yuriko. Preoccupata all’idea di incontrare una folta rappresentanza dei parenti del marito e di essere giudicata in quanto straniera, la protagonista viene colpita dal mistero che sembra celarsi dietro la donna che la ospita: è divorziata, ma nutre sentimenti nostalgici verso l’ex marito, e ha un’aura di tristezza addosso che le pare inspiegabile. Attraverso la drammatica storia del matrimonio tra Yuricho e Yoshi, Pastore illumina diversi tratti del carattere giapponese e della storia recente del Giappone e insieme ci restituisce il ritratto di una donna piena di forza e di dignità.

Incontrai per la prima volta Yuricho nel 1979, quando venne A Osaka per trascorre qualche giorno a casa della sorella maggiore - Misako, mia suocera. Io abitavo in Giappone da circa due anni e parlavo a sufficienza il giappponese per sostenere una semplice conversazione, ma ricordo di aver scambiato con lei, in quell'occasione, soltanto poche parole. Dimostrò un benevolo interesse per me - la moglie italiana di suo nipote, ma il suo riserbo da una parte, e la mi timidezza d'altra, ci mantenevano a una certa distanza.

 Antonietta Pastore è traduttrice dal giapponese di Murakami Haruki, Natsume Soseki e Kawakami Hiromi. Con Einaudi ha pubblicato Nel Giappone delle donne (2004), Leggero il passo sui tatami (2010) e Mia amata Yuriko (2016).

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