Francesco Pecoraro, La vita in tempo di pace

Gli autoinganni del presente

Un romanzo capace come pochi di mettere in luce la meschinità del presente: questo è La vita in tempo di pace di Francesco Pecoraro edito da Ponte alle Grazie. Il protagonista, Ivo Brandani, ingegnere con interessi filosofici ormai rinnegati, ha sessantanove anni e si trova all’aeroporto di Sharm el-Sheik in attesa del volo di ritorno per Roma (la sua missione paradossale è quella di realizzare una barriera corallina finta, al posto di quella vera, ormai distrutta dall’uomo). Si guarda intorno curioso e insieme va con la mente a episodi passati. Esperienze lavorative, vacanze, studi, rapporto con i genitori, amori antichi e recenti riaffiorano capitolo dopo capitolo come racconti nel racconto. Nell’intervista fatta alla libreria IBS di Roma, Pecoraro si sofferma sulla cornice del romanzo, sul tema di cosa resta di noi e delle persone a noi vicine. Conclude illustrandoci cosa significa vivere senza una guerra dichiarata, ma di fatto in guerra contro tutti. Il romanzo ha vinto il premio letterario Viareggio Rèpaci 2014 per la narrativa.

Ivo Brandani era perseguitato dal senso della catastrofe. La vedeva in ogni iniziativa di trasformazione della realtà, in ogni edificio (che può crollare), in un aereo in volo (che può precipitare), in un’automobile in corsa (che può sbandare), in una presa di corrente (che può andare in corto), in una pentola sui fornelli (rischio di incendio), in un bicchiere d’acqua (che può rovesciarsi), in un uovo fresco (che può rompersi): tutto ciò che sta in piedi può cadere, tutto ciò che funziona può smettere di farlo. Anzi, prima o poi avrebbe smesso di farlo, questo era sicuro

Francesco Pecoraro (1945) è nato a Roma, dove vive. Ha pubblicato i racconti Dove credi di andare (Mondadori, 2007; Premio Napoli e Premio Berto), le poesie Primordio vertebrale (Ponte Sisto, 2012) e Questa e altre preistorie (Le Lettere, 2008). 

 
 

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