Enrico Palandri, Verso l'infinito
Intorno a Leopardi
In Verso l’infinito (Bompiani) Enrico Palandri si accosta al pensiero leopardiano, concentrandosi soprattutto sul celebre Idillio, L’infinito, scritto nel settembre del 1919, quando Giacomo Leopardi aveva solo ventun anni. L’idea è quella di non chiudere Leopardi all’interno di un’interpretazione univoca, ma di “girargli intorno”, lasciando che siano i suoi testi a parlare per lui. Tra le influenze più importanti per il poeta di Recanati spiccano due figure: quella del padre Monaldo, convinto conservatore e quella, per molti versi antitetica, di Pietro Giordani, con il suo patriottismo risorgimentale. Leopardi finisce per prendere le distanze da entrambi, non identificandosi totalmente né nell’universo neoclassico, né in quello romantico, rimanendo estraneo all’aggregazione ad ogni schieramento teorico. Palandri nota come per lui la filologia sia la strada che apre alla filosofia, cioè come la riflessione sul linguaggio abbia un posto preminente nella sua concezione del mondo, e sostiene che Leopardi anticipa la crisi della linearità: come, ce lo spiega in questa intervista.
La poesia di Leopardi, grazie a questa straordinaria forza filosofica e morale che non si nasconde dietro la sottana di qualche consolazione, fa sì che ogni immagine, ogni cenno metafisico o concreto, si innalzi immediatamente come una cattedrale davanti agli occhi del lettore.
Enrico Palandri, nato a Venezia nel 1956, esordisce nel 1979 con Boccalone, riproposto di recente da Bompiani, cui seguono romanzi, racconti, saggi e poesie.