Laura Pariani, Il gioco di Santa Oca

Laura Pariani, Il gioco di Santa Oca

Una rivolta contadina nel Seicento

Laura Pariani, Il gioco di Santa Oca
Valle del Ticino, fine Seicento: mentre clero e nobili fanno a gara per affamare e opprimere il popolo, e soldataglie spagnole violentano, rubano, sgozzano, una banda di poveracci organizza una disperata forma di resistenza. Il gioco di Santa Oca di Laura Pariani (La nave di Teseo), con una lingua anticheggiante e mescidata in cui s’incontrano forme lombarde, ispanismi, francesismi, racconta le gesta di Bonaventura Mangiaterra, che capeggia la rivolta brandendo il Vangelo, e della chiesa che gli scaglia conto la Santa Inquisizione. Vent’anni dopo la sua spaventosa morte, una camminante, Pùlvara, che l’ha conosciuto, torna in zona e s’accompagna a un ragazzo trovato per strada. La storia di Bonaventura, così come emerge dai racconti di Pùlvara, è la storia di una lotta per la sopravvivenza e contro ogni forma di sopraffazione. Come il suo eroe, Pùlvara ha cambiato nome e sesso secondo il bisogno; la peste nera l’ha lasciata orfana e l'hanno protetta la conoscenza della selva e la sua lingua sciolta. Un tuffo nel Seicento più cupo, dove resta il gusto di giocare al gioco dell’oca, che somiglia alla vita: a volte procedi, a volte torni indietro di parecchie caselle.
Da un discorso di Bonaventura:

Possibile che non capiate? Che passino gli eserciti o arrivino in paese gli esattori dei tributi, oppure che il Conte e il prete pretendano il pendìzio e la decima, per voi il risultato l’è comunque istess... Già adesso siete ridotti alla cattività d’Egitto, ché per la carestia mangiate radici e rape. Il corpo ignudo come vermicelli, la dura terra per letto... Alle vostre domande di giustizia che risposta hanno dato fino adesso
i tribunali? Il povero non è creduto. Siamo come le spighe, ci mangiano e ci calpestano. Per il pitòcco non c’è giustizia, solo la forca: e questa è verità vera, da urlare in tutte le lingue di Babele.


Laura Pariani (1951) si è dedicata dagli anni settanta alla pittura e al fumetto; dagli anni novanta soprattutto alla narrativa. Tra i suoi romanzi: Questo viaggio chiamavamo amore (2015), Che Guevara aveva un gallo (insieme a Nicola Fantini, 2016), “Domani è un altro giorno” disse Rossella O’Hara (2017), Di ferro e d’acciaio (2018). Ha all’attivo una ventina di opere teatrali rappresentate in Italia e all’estero. Ha partecipato alla sceneggiatura del lm di Gianni Amelio Così ridevano (Leone d’oro 1998).