Paolo Colagrande, La vita dispari

Essere Buttarelli

In La vita dispari (Einaudi), Paolo Colagrande si sofferma sulla vita di un tale Buttarelli, così come gli è stata raccontata, e il romanzo si apre con una digressione sul narratore e sulle sue frequentazioni. Il soggetto di questo libro è un ragazzo diverso da tutti gli altri: del padre ha visto solo una fototessera; la madre, chiamata da tutti la vedova Buttarelli, s'accompagna allo sputasentenze Fulgenzio; è perseguitato da bulli e da presidi; ma soprattutto riesce a leggere solo le pagine pari dei libri. Quando arriva il momento di innamorarsi, Buttarelli si affida ai consigli di Fulgenzio e si trova impelagato in un corteggiamento multiplo delle ragazze del suo liceo, dapprima tutte improvvisamente disponibili nei suoi confronti, poi tutte coalizzate contro di lui. Una volta adulto, Buttarelli trova la sua dimensione in un'azienda che lo riempie di lavoro e si arricchisce su di lui senza dargli alcun riconoscimento, ma è vittima di una collega che lo sposa per interesse. In un viaggio premio conosce la donna della sua vita e sogna di passare il resto dei suoi giorni con lei... Un romanzo spiazzante, scritto benissimo.

Buttarelli provava a fare quello che vedeva fare agli altri, ma gli veniva fuori una specie di segnaletica rigida, tentava le mosse davanti a quel padre spirituale malefico che è lo specchio, dove però vedeva sempre un altro animale, una montatura triste, un balletto macabro. A volte riusciva a reggere la parte per un tratto breve, con sacrificio biblico, ma era come se a un certo punto si ritrovasse nel fitto di un bosco senza più il sentiero tracciato, e allora era più prudente tornare indietro.

Paolo Colagrande nasce a Piacenza nel  1960. Vince nel 2007 il Premio Campiello Opera Prima con Fídeg, suo romanzo di esordio. Ha inoltre pubblicato: Kammerspiel (2008), Dioblú (2010), Senti le rane (2015).

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