Gabriele Sabatini, Numeri uno

Vent'anni di collane in otto titoli

Tra gli anni quaranta e gli anni cinquanta la narrativa italiana conosce un periodo di splendida fioritura: da Einaudi, Mondadori, Rizzoli,Feltrinelli nascono nuove prestigiose collane dirette dai principali scrittori dell’epoca, Natalia Ginzburg, Elio Vittorini, Giorgio Bassani per citarne solo tre. In Numeri uno, Vent’anni di collane in otto libri, pubblicato da minimum fax, Gabriele Sabatini ricostruisce il clima dell’epoca partendo da una selezione di otto romanzi. Dal Deserto dei tartari di Dino Buzzati, uscito nel 1940 nel Sofà delle muse di Rizzoli a Il soldato di Carlo Cassola che appare nel 1958 nella Biblioteca di letteratura di Feltrinelli, i romanzi in questione vengono raccontati a partire dai motivi ispiratori per poi arrivare alle discussioni in casa editrice su dove collocarli fino all’accoglienza riservata loro dal pubblico e dalla stampa. Un modo per conoscere meglio l’editoria italiana e anche per puntare l’attenzione su libri di grande valore, in quale caso colpevolmente dimenticati.

La prospettiva da cui questo lavoro guarda alle vicende raccontate è quella della nascita di un singolo libro nella cornice di una più ampia iniziativa editoriale. A parlare, grazie anche a chi prima di me ha lavorato fra le carte di archivio, mettendoli sotto la luce, saranno i documenti: molto spazio è stato riservato a lettere, diari, interviste (e qualche aneddoto riportato da testimoni dell’epoca) per introdursi nell’ambiente dello scrittore, sbirciare sul suo tavolo e scoprire cosa lo ha ispirato; con quali arrovellamenti si è accompagnato durante la stesura del libro; quali fossero le relazioni con l’editore e in cosa consistessero i loro accordi.


Gabriele Sabatini è editor di Carocci editore e membro della redazione di Flanerí. Da molti anni si occupa di storia dell’editoria italiana nel Novecento, tema al centro delle sue collaborazioni con radio e riviste. Nel 2018 ha pubblicato Visto si stampi. Nove vicende editoriali per le edizioni Italo Svevo.