Carlo Cassola: contro gli armamenti

Perché la cultura non si mobilita

In questo frammento rarità delle Teche Rai, tratto dal Tg1 del 1 gennaio 1971, Carlo Cassola parla del ruolo cruciale della cultura e dell'importanza di informare le persone perché sviluppino la propria coscienza e vengano coinvolte nelle scelte politiche che le riguardano, soprattutto in un'epoca in cui diverse potenze mondiali dispongono di armi nucleari e a rischio c'è la vita di tutti gli esseri umani

Cultura è sinonimo di coscienza, di conoscenza. Se la gente non è a conoscenza di certi problemi che sono i più angosciosi la colpa innanzitutto risale alla cultura - Carlo Cassola

Carlo Cassola vive a lungo nel Volterrano, dove prende parte alla Resistenza; per molti anni è professore di liceo a Grosseto. La sua narrativa appare dominata dal motivo della solitudine dell'individuo e della pena di vivere: motivo che appare nei racconti lunghi o romanzi Il taglio del bosco (1953), Il soldato (1958), Un cuore arido (1961). Altro tema ricorrente quello della Resistenza (Fausto e Anna, 1952, 2aed. 1958; I vecchi compagni, 1953; La casa di via Valadier, 1956; Un matrimonio del dopoguerra, 1957; La ragazza di Bube, 1960, il suo romanzo forse di maggiore impegno). Altri suoi titoli: Il cacciatore, 1964; Tempi memorabili, 1966; Storia di Ada, 1967; Ferrovia locale, 1968; Una relazione (1969); Monte Mario (1973); L'antagonista (1976); L'uomo e il cane (1977); Vita d'artista (1979); Il ribelle (1980). L'attività saggistica diventa centrale nella sua produzione dopo che si impegna attivamente in senso antimilitarista (dal 1979 fu presidente del Movimento per il disarmo unilaterale): Il gigante cieco (1976); La lezione della storia (1978); Letteratura e disarmo (1978); Contro le armi (1980); La rivoluzione disarmista (1983). Muore a Montecarlo, Lucca, nel 1987.