Adrián N. Bravi, Verde Eldorado

Tra gli indios del Río de la Plata

Ugolino, il protagonista del romanzo di Adrián N. Bravi, Verde Eldorado, pubblicato da Nutrimenti, è un ragazzo veneziano di quindici anni quando nel 1526 viene fatto imbarcare da suo padre sulla Santa Maria de la Concepcion diretta verso le isole Molucche sotto la direzione del Piloto Mayor, Sebastiano Caboto. Bravi racconta in prima persona la straordinaria avventura capitata ad Ugolino, che, sfregiato a causa di un incendio domestico, conquista l'attenzione degli indigeni, che uccidono e divorano alcuni suoi compagni di viaggio. Le cicatrici del giovane, che sono state la causa per cui è stato allontanato dalla famiglia, diventano motivo di culto da parte degli indios. Verde Eldorado è un racconto di viaggio pieno di suspense, un romanzo storico sulla ricerca di Eldorado (Caboto rinuncia a proseguire per la sua meta e si lancia alla ricerca della città d’oro sui fiumi), e insieme una riflessione sulla distanza tra i conquistatori e i conquistati, sulla civiltà degli antropofagi, sul loro modo di vedere le cose e concepire il linguaggio.   


Posso dire che buona parte della mia giovinezza l'ho trascorsa con gli indios, e l'orrore e il timore che avevo all'inizio del mio soggiorno sono stati soppiantati dapprima dall'incredulità, poi dalla pietà e dalla compassione e, infine, dal riconoscimento. Sono un forestiero, anche se loro non mi hanno mai considerato un estraneo. Ho visto nascere bambini che adesso si rincorrono e giocano sulle rive del fiume, sotto lo sguardo attento delle madri, per paura degli alligatori che a volte spuntano in silenzio dal fango ed entrano in acqua a caccia di una facile preda. Insomma, il tempo nella foresta non si misura, scorre come il fiume.

Adrián N. Bravi è nato a Buenos Aires e lì ha vissuto fino alla fine degli anni ’80, quando si è trasferito in Italia per proseguire gli studi in filosofia. Laureato all’Università degli Studi di Macerata, oggi ci lavora come bibliotecario. Nel 1999 ha esordito come narratore in lingua spagnola ma poi ha scelto di scrivere in italiano. Tra i suoi romanzi: La pelusa (Nottetempo, 2007), Sud 1982 (Nottetempo, 2008), Il riporto (Nottetempo, 2011) finalista al Premio Comisso 2012, L’albero e la vacca (Feltrinelli, 2013) vincitore del Premio Bergamo 2014, L'idioma di Casilda Moreira (Exòrma, 2019) e Il levitatore (Quodlibet, 2020). I suoi libri sono stati tradotti in inglese, francese, spagnolo e arabo.